Damilano s’ingegna a “cosa non detta in prosa mai” spingendo i cattolici alla corte della Schlein

È davvero singolare, quando si parla del Pd, l’accenno a una ghiotta occasione per i cattolici democratici di ritornare ad essere se stessi contro le cadute, le ambiguità e le contraddizioni del passato.

Marco Damilano non finisce di stupirci. Avvertiamo l’eco dell’Ariosto nel proemio dell’Orlando furioso: “Dirò d’Orlando in un medesmo tratto cosa non detta in prosa mai, né in rima”. L’impresa l’abbiamo colta ieri sulle colonne del Domani dove il “nostro” ha fatto una lunga e complicatissima dissertazione sulla sinistra Dc, sui Popolari, sui cattolici democratici, sulla laicità della politica, sull’autonomia politica e culturale dei cattolici per arrivare alla conclusione, scontata e banale, che i cattolici democratici avranno d’ora in poi un grande ruolo nel partito della Schlein. Quello che ci colpisce è la leggerezza – per non dire la fantasia – di questo strano, stravagante e singolare ragionamento.

Dunque, secondo il “nostro” con la segreteria Schlein ci sarebbe la straordinaria possibilità per i cattolici democratici e popolari di dispiegare sino in fondo la propria personalità e la propria cultura politica contro ogni forma di “regressione identitaria” e di salti politici e culturali all’indietro. Solo il “nostro”, del resto – e comprensibilmente tutti i cattolici democratici e popolari che ricoprono ruoli di potere nel partito e nelle istituzioni – individua nel nuovo corso politico del Pd della Schlein una ghiotta occasione per i cattolici democratici di ritornare ad essere se stessi contro le cadute, le ambiguità e le contraddizioni di un passato recente e meno recente. E cioè, per dirla in altri termini, con la torsione radicale, libertaria, estremista e massimalista della Schlein – salvo ripensamenti e mediazioni al ribasso sempre possibili… – per i cattolici democratici si aprono, finalmente, orizzonti nuovi e prospettive radiose.

Ora, per non infierire sul “nostro” perchè non conosciamo i suoi concreti obbiettivi – anche se non è affatto difficile immaginarli – ci limitiamo a dire che è inutile arrampicarsi sugli specchi per giustificare la propria simpatia e la propria adorazione mistica per la Schlein. È sufficiente dirlo con chiarezza e semplicità senza scomodare la cultura politica Popolare, la sinistra Dc, il cattolicesimo democratico e popolare, la legislazione sui Dico, e un documento del febbraio 2007 firmato da molti deputati della Margherita del tempo sulle unioni civili.

Comunque e senza entrare nel dettaglio – anche perché rischia di essere un dibattito alquanto noioso e petulante – ci limitiamo a dire che la cultura della mediazione, elemento costitutivo del cattolicesimo politico, non centra assolutamente nulla con il moderatismo; come, del resto, il “nostro” non si rende conto che il nuovo corso del Pd della Schlein propone la logica dei principi non negoziabili della sinistra al posto di quelli della destra. Per non parlare della “democrazia sostanziale” che il “nostro” cita chiamando in causa addirittura Dossetti parlando di “ambiente, disuguaglianza, migrazioni, nuovi diritti e nuovi doveri”. Senza rendersi conto che la “democrazia sostanziale” è strutturalmente illiberale per la semplice ragione – come ci può spiegare un caro amico costituzionalista come Stefano Ceccanti – che la democrazia è anzitutto regola e procedura. Perchè sulla sostanza c’è sempre un conflitto legittimo e sacrosanto altrimenti chi non condivide la tua sostanza – cioè la tua opinione – non è democratico. E qui saremmo alle soglie del cosiddetto “stato etico”.

Ma, per concludere e per non farla lunga, se possiamo dare un consiglio non richiesto a Damilano ci permettiamo di dirgli che a volte è molto meglio dire che chi vince a sinistra va sempre appoggiato acriticamente. Lasciando perdere la compatibilità della gloriosa, nobile e storica tradizione del cattolicesimo democratico, popolare e sociale italiano con un partito che oggi – attraverso la sua segretaria – ha una identità radicale, libertaria e massimalista. Identità del tutto legittima, come ovvio, ma del tutto estranea ed esterna a quel filone di pensiero.