De Gasperi e Maritain al crocevia dell’Italia democratica

Lo scorso 7 dicembre, con il diretto coinvolgimento dell’Andc, si è svolto all’Istituto Sturzo un convegno di studi per mettere ancora a fuoco il rapporto tra lo statista dc e il filosofo personalista.

A cinquant’anni dalla morte, Jacques Maritain vive ancora nei discorsi di una comunità di pensiero, non insensibile al richiamo della politica, che va con affanno alla ricerca di una risposta alla sfida del transumanesimo. Certo, il ricorso alla memoria e alla  di Umanesimo integrale, il libro che alla fine degli anni ‘30 del secolo scorso dette grande notorietà al pensatore francese, potrebbe apparire un azzardo.

Contro questa ipotesi, soccorre la suggestione di un fatto decisivo. Nella modernità del Novecento, iniziata con il positivismo e poi avviata all’ateismo, Maritain riuscì a guadagnare uno spazio di comunicazione degno di rispetto. Il suo Umanesimo integrale fece epoca, cambiò la mentalità dei cristiani, innnescò adesioni e reazioni sulla scena pubblica: i concetti divulgati spiegavano le obiezioni della filosofia neotomista al razionalismo e al laicismo, ponendo le basi di una filosofia politica in grado di orientare la formazione di una nuova cristianità, congiuntamente a una nuova democrazia.

Nacque così la terza via tra fascismo e comunismo. Ad essa, in Italia, si ispirò la giovane classe dirigente del secondo dopoguerra, alla quale, più che ai vecchi popolari stretti attorno a De Gasperi, spettò il compito di dotare il “partito cristiano” di idee e programmi per una grande missione riformatrice. Proprio la lettura di Maritain, specialmente tra gli anni ‘40 e ‘50 del secolo scorso, dette luogo a una immediata traduzione operativa, anche forzosa, sicché più tardi Achille Ardigò credette di riconoscere in quella esperienza iridescente il “consumo politico” del maritainismo.

Se tutto però si concentrasse nel riesame dell’influenza esercitata da Umanesimo integrale sull’ala dossettiana della Dc e quindi sulla sinistra cattolica, si farebbe torto alla verità di un fenomeno più ampio, forse anche più complesso; un fenomeno che riporta al felice contraccolpo, per gli antifascisti cattolici emarginati dal Regime, di una originale lezione sulla democrazia in nome dei valori evangelici e della filosofia neo-scolastica, adeguatamente aggiornata.

Ecco dunque perché il recente convegno all’Istituto Sturzo – promosso dall’Associazione ex Parlamentari, dall’Istituto Internazionale Jacques Maritain e dall’Associazione Nazionale Democratici Cristiani (ANDC) – ha voluto contribuire a divulgare gli elementi di conoscenza a riguardo del rapporto che ebbe, ancora in pieno regime dittatoriale, il bibliotecario vaticano De Gasperi con la figura più rappresentativa della corrente filosofica personalista.

Molti i motivi d’interesse per questa “inquadratura” che bene ha fatto Luciano Cardinali, con la sua tesi di dottorato, a scegliere e a proporre, per nostra utilità. È un tentativo, il suo, di entrare nel vivo dell’impresa “ideale” di De Gasperi, ovvero di un grande protagonista della nuova Italia, impegnato fino all’ultimo a difendere un concetto di Risorgimento ormai lontano dalla contrapposizione tra guelfi e ghibellini.

Anche questo studio, fedele a uno sforzo di accurata ricognizione, può far da stimolo a spingere lo sguardo oltre la fredda rappresentazione dei fatti, per leggere e comprendere ciò che si nasconde dentro i percorsi della storia.

L’articolo apre il numero unico (2023) di “DemocraticiCristiani”, organo dell’ANDC. Di seguito il link per accedere al pdf della pubblicazione.
ANDC 2023