Durante una calda serata estiva, mi sono ritrovato in un dialogo accorato con un caro amico, dichiaratamente non credente, su un tema che ha attraversato i secoli: la tensione tra fede e ragione nella teologia cristiana. La conversazione, inizialmente leggera, si è presto trasformata in un confronto stimolante e provocatorio.
“Mi spieghi perché la teologia cristiana cerca sempre di rendere ragionevole la fede?” mi chiese, con un tono che mischiava genuina curiosità e un pizzico di sfida. “Dopotutto, il tuo Dio non segue una logica razionale, ma piuttosto una logica dettata dall’amore.”
Questo commento mi colpì. Rifletteva un paradosso profondo, spesso trascurato nelle nostre discussioni teologiche. Risposi, cercando di dipanare la complessità della questione: “Hai ragione, la teologia cristiana ha storicamente tentato di rendere la fede compatibile con la ragione. Ma ciò che spesso sfugge è che la razionalità divina non è identica alla nostra. La logica di Dio è quella dell’amore, una logica che, ai nostri occhi, può apparire irrazionale.”
Egli replicò con scetticismo: “Se Dio non segue una logica razionale, come può la fede essere considerata ragionevole?”
“È qui che entra in gioco la bellezza della teologia cristiana,” dissi. “Essa non cerca di ridurre Dio a un mero concetto filosofico, ma di mostrare che la razionalità umana può e deve aprirsi al mistero dell’amore divino. Prendiamo l’incarnazione, per esempio: Dio che si fa uomo è un paradosso assoluto per la ragione umana, eppure, per i cristiani, è l’espressione suprema del suo amore per l’umanità.”
“Ma non è proprio questo il punto?” incalzò il mio amico. “La fede cristiana si basa su eventi che sfidano la logica razionale. Come può una religione basata su tali paradossi pretendere di essere ragionevole?”
“Questo è il cuore del mistero cristiano,” risposi. “La croce è un altro esempio perfetto. La morte di Dio, nella persona di Gesù, è il massimo scandalo per la mente razionale. Eppure, per i cristiani, è il culmine dell’amore divino. Dio, nella sua onnipotenza, sceglie la debolezza e la sofferenza per redimere l’umanità. Questa non è follia, ma la più alta forma di razionalità divina, una razionalità che si esprime attraverso l’amore sacrificiali.”
Il mio amico, perplesso, rispose: “Quindi, stai dicendo che la teologia cristiana accetta e addirittura abbraccia queste apparenti irrazionalità?”
“Sì,” dissi con convinzione. “La teologia cristiana non si accontenta di una razionalità sterile. Cerca di comprendere il mistero di un Dio che è amore puro e incondizionato. Questo amore, che può sembrare irrazionale, è in realtà la più alta forma di razionalità. È una razionalità che non si limita alla logica umana, ma che la trascende e la completa.”
“Allora,” concluse il mio amico, “forse la vera sfida non è tanto rendere la fede ragionevole, ma piuttosto accettare che esistono forme di razionalità che superano la nostra comprensione.”
“Esattamente,” risposi. “La fede cristiana invita a un’apertura mentale e spirituale, a riconoscere che la logica dell’amore divino può sembrare irrazionale, ma è in realtà la chiave per comprendere il vero senso della vita. La teologia cristiana non rinuncia alla ragione, ma la espande, la approfondisce, la trasforma attraverso la luce dell’amore di Dio.”
La nostra conversazione proseguì, con il vento estivo che soffiava leggero, portando con sé il profumo dei pini e il suono distante delle onde. In quel momento, ci rendemmo conto che, al di là delle nostre differenze, eravamo uniti nella ricerca di una verità che va oltre le semplici categorie della ragione umana. Una verità che, forse, si trova proprio nel mistero di un Dio che è amore.
Simone Billeci (Palermo, 21 aprile 1984) ha conseguito il Dottorato in Teologia dogmatica (2018), la Laurea magistrale in Filosofia (2021), la Laurea magistrale in Scienze Pedagogiche (2023) e la Specializzazione per le attività di sostegno didattico agli alunni con disabilità (2024).
Nel 2018 ha conseguito il Diploma Master peracti in Studiis de Doctrina et Spiritualitate J. Ratzinger e nel 2024 il Master di I livello in Metodologie didattiche per l’integrazione degli alunni con disturbi specifici di apprendimento (DSA).
Dal 2022 è Socio Straordinario della Società Italiana per la Ricerca Teologica e dal 2024 è Socio della Fondazione MAiC onlus di Pistoia.
Dal 2022 insegna religione cattolica presso la diocesi di Pistoia, presso cui altresì collabora con la Scuola di formazione teologica diocesana e con il settimanale “La Vita”.