Le letture possibili come ‘di destra’ o ‘di sinistra’ dell’operato di giganti come De Gasperi, Togliatti, Pacelli e Montini è anti-storica, considerato soprattutto il loro naturale relativismo. Un aspetto di questo relativismo è stato colto da Aldo Cazzullo argomentando che in Europa le coordinate e i riferimenti avrebbero potuto portare a giudizi differenti rispetto a quelli correnti sulla collocazione di De Gasperi.
Nei giorni scorsi si è acceso pubblicamente un equivoco che ne compone diversi: se De Gasperi fosse di sinistra, di destra o di centro; se il suo partito fosse di sinistra, di destra o di centro; su chi fosse più di sinistra tra Togliatti, De Gasperi e Papa Pacelli (Pio XII). Comunemente si pensa che Alcide De Gasperi sia stato l’inventore del ‘centro’ dove collocare la sua Democrazia Cristiana – tra destra (liberali) e sinistra (comunisti, socialisti e liberalsocialisti-azionisti). Non è così. De Gasperi per sé e per il partito non voleva né destra, né sinistra, né centro. L’equivoco di un centro politico che ha qualche cosa a che dire e a che fare con la sinistra (direzione dello sguardo, direzione di marcia o del procedere e così via: qualsiasi cosa si voglia dire in proposito) figura esplicitamente in scritti di Andreotti e di Fanfani degli anni Quaranta. Essi vogliono spiegare le ragioni di politiche favorevoli alle classi popolari e ai gruppi sociali più disagiati.
Dobbiamo identificate le ragioni che a suo tempo hanno reso necessari questi scritti. Il malinteso è semplice da spiegare. Seguendo l’impegno politico dei cattolici francesi e belgi del secolo XIX – il testo fondamentale di questa fase in Italia è quello di Giuseppe Toniolo -, la caratteristica distintiva delle formazioni politiche cattoliche in Europa è il primato del sociale. Solo i cattolici democratici lo proclamano come elemento di base dei loro movimenti in aggiunta a politica ed economia. È una precisa ispirazione che deriva dalla mente di Papa Leone XIII. Tutti gli altri partiti traggono i loro fondamenti esclusivamente da politica e da economia, anche (e soprattutto) quando parlano di classi sociali, di riscatto sociale, di lotta sociale. Ne danno un’interpretazione esclusivamente economica e politica. (Pensiamo a Karl Marx). I cattolici sono gli unici ad avere il terzo riferimento in più, la materia sociale, in completa autonomia rispetto agli altri due, e addirittura lo mettono il primo posto. Essi si pongono il problema di capire, prima di passare all’azione, i principi primi che devono ispirare la scelta di parte, la professione di fede politica. Attenzione: evitando i comodi schemi dell’ideologia. La condizione nella quale essi vorrebbero veder prosperare l’umanità è la condizione di giustizia sociale. Che non può essere un dato o una situazione statica. Ma va guadagnata. Si intende, accanto a libertà, uguaglianza, democrazia.
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Stefano Baietti ha pubblicato di recente L’idea di ricostruzione. Gli anni della prepolitica, Eurilink, 2024, 95€.