Propongo un piccolo contributo all’approfondimento puntualmente promosso da Lucio D’Ubaldo per non lasciare senza replica una discutibile definizione data da Aldo Cazzullo (valido e stimato giornalista) su De Gasperi come “uomo di centrodestra”. La riflessione, in queste calde giornate di Agosto che ci avvicinano al settantesimo anniversario della scomparsa dello statista trentino, parte dalla nota frase con la quale De Gasperi definì la Democrazia Cristiana come “partito di centro che cammina verso sinistra” (Il Messaggero, 17 aprile 1948), una frase che è poi stata riproposta in diverse versioni nel corso degli anni, a volte addirittura cercando di negarne l’esistenza o la diretta attribuzione allo statista trentino. E al riguardo è bene chiarire subito che non risulta agli atti alcuna smentita di quella frase da parte dello stesso De Gasperi, ma anzi una conferma che lui stesso fece successivamente per confermarne il senso politico.
Ma aldilà della formalità di conferme o smentite è il contesto storico che non può lasciare dubbi sulla “qualità politica” di quella frase e sull’idea progettuale che De Gasperi immaginava per la Democrazia Cristiana e per la sua funzione politica al servizio del Paese. Alla vigilia delle elezioni del 1948 e dopo il ventennio fascista la Democrazia Cristiana, partito di centro che aveva scritto insieme alle altre forze democratiche e antifasciste la Costituzione Repubblicana, si candidava a governare il Paese e non poteva che guardare alla sua sinistra per costruire rapporti di confronto e di collaborazione; non poteva certo rivolgere la stessa attenzione al versante destro che risultava presidiato dal MSI formazione-rifugio per molti ex-repubblichini di Salò ed altre persone fortemente compromesse con il regime fascista.
Si consideri poi che in quel momento storico i comunisti appartenevano al fronte dei “vincitori” grazie ai quali in Europa erano tornate la libertà e la democrazia, senza peraltro che fosse ancora stata scoperchiata in Unione Sovietica la pentola dei gravi crimini di Stalin (cosa che avverrà solo successivamente con l’arrivo di Krusciov). Il confronto e le politiche sociali che seguiranno negli anni successivi, nonostante gli inevitabili momenti di asprezza, confermeranno l’impostazione di fondo che era contenuta nella famosa frase di De Gasperi e nelle intenzioni che l’accompagnavano, per non lasciare al solo Pci la difesa delle fasce più deboli della società.
Chi avesse dubbi su queste valutazioni può rileggere le pagine della cosiddetta “Operazione Sturzo” con la quale nel 1952, in occasione delle elezioni comunali di Roma, la parte più conservatrice del clero romano (verosimilmente incoraggiati anche da Pio XII) cercò di dare vita ad una coalizione che mettesse la Dc ed altri partiti laici insieme al MSI, in contrapposizione alle forze della sinistra comunista e socialista; quell’operazione naufragò per la ferma opposizione ed il diretto intervento di De Gasperi che non ritenne assolutamente praticabile una soluzione di quel genere.
Sono considerazioni che hanno una forte connotazione di attualità. Ad oggi una significativa parte di opinione pubblica e di elettorato che si definisce genericamente “di centro” o “moderato” fatica a riconoscersi nelle posizioni di una destra che mostra di non essere riuscita ad accettare la Costituzione Repubblicana, non avendo ancora fatto i conti fino in fondo con la storia e in modo particolare con il suo passato.