Dinamico e inclusivo, altro non può essere il Centro in formazione.

Nelle prossime elezioni europee si gioca una partita decisiva. I cultori della frammentazione, dei pregiudizi ad personam, della divisione preconcetta e dogmatica non lavorano per la costruzione del Centro.

Il Centro ha finalmente iniziato la sua corsa politica. Una corsa che, è inutile negarlo, risponde ad una precisa domanda che sale dalla società italiana dopo aver registrato che questo “bipolarismo selvaggio” ha sempre più il fiato corto ed è sempre più inutile per l’intera politica italiana. Lo si evince ogni giorno scorrendo i noiosissimi pastoni politici della carta stampata o dell’informazione televisiva. Agli attacchi personali – sempre più ridicoli, grotteschi e ripetitivi – della Schlein contro la destra, i fascisti, l’autoritarismo e la disumanità della destra e della Meloni, fanno da contro canto le dichiarazioni di alcuni settori della stessa destra sovranista ed oltranzista contro la sinistra. Trascuriamo i populisti dei 5 stelle perché da quelle parti gli insulti e gli attacchi personali sono la regola quasi aurea del progetto politico complessivo di quel partito.

Ora, è di tutta evidenza che il Centro, e “la politica di centro”, sono categorie che non possono più tardare per essere nuovamente protagoniste in vista dell’ormai prossima consultazione elettorale europea. Certo, dovrà essere un Centro autenticamente plurale, sicuramente democratico e riformista e, soprattutto, ‘dinamico’. Come ci ha ricordato sino alla fine dei suoi giorni un grande leader della Dc e un testimone autorevole del cattolicesimo democratico del nostro paese, Guido Bodrato.

Ma adesso, e oggi, si tratta di capire in cosa consiste essere un Centro ‘dinamico’. È persin ovvio ricordare che non può essere un luogo politico equidistante, che vive di una semplice rendita di posizione, con una cifra tardo dorotea, senza una precisa identità politica e culturale e, soprattutto, privo di un indispensabile progetto politico come, purtroppo, è concretamente avvenuto dopo la fine della cinquantennale esperienza della Democrazia Cristiana. Perché il Centro ‘dinamico’ può nuovamente giocare un ruolo decisivo, e protagonistico, nella cittadella politica italiana se riesce a dispiegare un progetto politico in grado di interpretare e farsi carico delle attese, delle domande e delle istanze che provengono da settori crescenti della società ma che, soprattutto, riesca ad essere realmente e autenticamente ‘inclusivo’. 

Detto in termini ancora più chiari e comprensibili, adesso è utile mettere in campo una iniziativa politica che sia in grado di rendere il Centro nel nostro paese il più ‘inclusivo’ possibile. E cioè, chi si auto definisce di Centro, o centrista, o riformista moderato o lontano dagli alfieri del ‘bipolarismo selvaggio’ che ci caratterizza, non può non convergere al Centro. Tocca a chi ha avuto il coraggio, l’intuizione e la determinazione di mettere a terra questo progetto, come si suol dire, dispiegare un’azione che sia in grado di parlare a tutti costoro. Che militano, attualmente, in forze politiche diverse e anche in coalizioni diverse ma che sono accomunati da un modo d’essere in politica che li rende simili e, probabilmente, lontani se non addirittura alternativi rispetto agli stessi compagni di viaggio. Serve, cioè, quello che comunemente viene definito come un salto di qualità o un atto di coraggio. Perché l’alternativa sarebbe, ancora una volta, la frammentazione cronica dell’area centrista a vantaggio del radicalismo massimalismo ed estremista della Schlein o del sovranismo oltranzista della Lega salviniana. Una deriva che non solo non sarebbe utile per il futuro dell’area centrista ma sarebbe dannoso e nocivo per la stessa qualità della democrazia italiana.

Ecco perché, anche e soprattutto per il Centro, in vista delle prossime elezioni europee si gioca una partita decisiva. I cultori della frammentazione, dei pregiudizi ad personam, della divisione preconcetta e dogmatica – alla Calenda, per intenderci – non lavorano per la costruzione del Centro ma, anche se pubblicamente sostengono il contrario, lavorano per perpetuare questo bipolarismo per lucrare la solita e collaudatissima rendita di posizione di potere. Chi, invece, sostiene realmente il Centro e ‘la politica di centro’ si deve comportare esattamente al contrario. Solo così sarà possibile interpretare e costruire un Centro politico riformista, democratico, di governo o autenticamente e realmente ‘dinamico’.