Elezioni europee, Calenda guarda alla Bonino: una scelta più radicale che liberale.

La cultura politica del leader di Azione si dimostra alternativa al popolarismo di ispirazione cristiana. A questo punto, i popolari attratti da Calenda dovrebbero tirare le giuste conseguenze.

Per chi avesse ancora qualche dubbio, il simpatico Calenda lo ha definitivamente sciolto. Sino alla prossima capriola politica, come ovvio. Che potrebbe avvenire già dopo ferragosto. Ma, per fermarsi all’oggi, prendiamo atto che Calenda con il suo partito – anche se ogni decisione è del tutto personale e quindi non necessita di particolari procedure democratiche – hanno scelto la strada dell’accordo politico con i radicali in vista delle prossime elezioni europee. Almeno così dice al 13 agosto…. Se così fosse, tuttavia, non ci sarebbe da stupirsi granché. E questo per almeno tre motivi di fondo.

Innanzitutto Calenda ha sempre detestato e disprezzato – anche e ripetutamente a livello pubblico – il Centro e, di conseguenza, i centristi. Sono ormai famose le sue dichiarazioni sul fatto che il “centro mi fa schifo”. Certo, fa un certo effetto che un esponente politico che voleva essere, attraverso il suo partito, il punto di rifermento delle culture progressiste liberali, socialiste, democratiche e cattolico popolari si riduca a diventare un piccolo cartello elettorale alleato con ciò che resta dei radicali. Del resto, recita un vecchio proverbio, “chi si somiglia si piglia”. E la convergenza politica e culturale del turbo laicista Calenda con i radicali non può che essere il naturale approdo di quel piccolo partito personale a cui ha dato vita dopo la fuga dal Pd – ad oggi non ancora rientrata, ma non si sa mai…- con un universo culturale più congeniale e coerente rispetto alla costruzione di un campo centrista, plurale, riformista, popolare e di governo.

In secondo luogo va detto con chiarezza che la costruzione di un Centro e, soprattutto, di una “politica di centro”, guarda ormai altrove rispetto alle prospettive politiche e personali del piccolo partito di Calenda. Perché l’unica certezza politica che emerge da queste continue e divertenti capriole politiche è che Calenda e un Centro liberale, popolare e riformista sono culturalmente, politicamente e programmaticamente alternativi. Detto in termini più comprensibili, nulla a che vedere tra questi due mondi. La sua volontà di ridare vita ad un Partito Repubblicano Italiano in miniatura, pur senza i La Malfa, gli Spadolini, i Maccanico e tanti altri può essere anche funzionale ad un accordo con la pattuglia dei radicali. Una realtà sicuramente importante ma del tutto minoritaria, come ovvio e scontato, e con tanti saluti al progetto di creare uno spazio politico realmente competitivo e politicamente capace di rappresentare un segmento sociale e culturale significativo della società italiana che non si riconosce nell’attuale “bipolarismo selvaggio”.

In ultimo, e lo ricordiamo per chi lo avesse dimenticato cammin facendo, la cultura politica di Calenda era, è e resta radicalmente alternativa al popolarismo di ispirazione cristiana, alla tradizione del cattolicesimo democratico, popolare e sociale. Nulla di particolarmente riprovevole o negativo, come ovvio. Però, almeno per onestà intellettuale, è bene richiamare l’attenzione che i tanti – o pochi – amici di provenienza popolare che ancora militano in un partito a sfondo laicista, che persegue una prospettiva politica di alleanza con i radicali e che individua il Centro come un nemico da combattere e da cui difendersi, dovrebbero forse avere un sussulto di orgoglio accompagnato da una nuova e coraggiosa assunzione di responsabilità. Quando una cultura politica, o una tradizione ideale, prendono atto che in un soggetto politico si è sostanzialmente estranei se non addirittura spettatori non paganti, forse è anche giunto il momento che i loro esponenti assumano, al riguardo, una concreta iniziativa. Ma non vogliamo infierire con nessuno, ci basta sommessamente e responsabilmente ricordarlo.

Ecco perché il nuovo, e l’ennesimo, progetto politico di Calenda è forse il più congeniale con il suo profilo e la sua stessa personalità. Ovvero, lo ricordo ancora, un partito con un profilo laicista, che individua nel Centro e nei centristi un avversario /nemico da cui scansarsi e con una prospettiva politica legata a doppio filo a ciò che resta dei radicali. Forse, si potrebbe dire, è la volta che il cerchio si chiude.