Mentre mi trovavo immerso nelle mie attività lavorative, tra un convegno sindacale e una formazione, ho sentito il bisogno di riflettere su una figura che ha segnato profondamente la storia italiana: Enrico Mattei. Per molti, come me, rappresenta una figura paterna, quasi uno zio dal volto gentile e rassicurante. Eppure, nonostante il suo impatto, troppi in Italia non sanno chi fosse veramente.
Nell’autunno del 1962, la tranquilla città di Pavia divenne, suo malgrado, protagonista di un tragico episodio. Il bireattore di Enrico Mattei, l’innovativo presidente dell’ENI, precipitò in circostanze misteriose. Anche se la giustizia, nel 2003, non ha individuato colpevoli, le prove suggeriscono che non si trattò di un mero incidente.
Mattei non era un uomo comune. Rappresentava l’ambizione di un’Italia che aspirava a sfidare i colossi energetici mondiali, a creare alternative ai monopoli e a illuminare il cammino per l’Africa. Se avesse realizzato la sua visione, l’equilibrio globale avrebbe danzato al ritmo dell’Italia, e il nostro Paese avrebbe potuto essere un punto di riferimento per le nazioni emergenti.
Durante gli anni bui della Resistenza, Mattei si schierò con la Democrazia Cristiana, lottando con ardore nelle brigate cattoliche. Al termine del conflitto, gli fu affidato il compito di liquidare l’AGIP. Ma Mattei aveva una visione diversa: sotto la sua guida, l’AGIP scoprì vasti giacimenti di metano, trasformando l’Italia in una nazione riscaldata dal gas.
Nel 1953, con l’energia del Paese nelle sue mani, Mattei aveva un obiettivo chiaro: rendere l’Italia indipendente dal punto di vista energetico. Non temeva le “sette sorelle”, le grandi compagnie petrolifere. Stabilì rapporti con paesi lontani, siglando accordi vantaggiosi. Sognava un futuro in cui l’Italia potesse dialogare direttamente con i produttori di petrolio. La CIA lo fece controllare per trovare “falle”, in USA si meravigliarono: Mattei non lavorava per arricchirsi ma solo per il Paese.
Per realizzare questo sogno, Mattei non esitò a mettersi in gioco: costruì alleanze politiche, cercò il sostegno dei media e fondò il quotidiano “Il Giorno”. Ma il suo cammino fu interrotto da troppi ostacoli e, con la sua scomparsa, svanì anche il sogno di un’Italia autonoma dal punto di vista energetico.
In ricordo di Enrico Mattei, mi sento onorato di considerarmi un suo “nipote” spirituale. Grazie, Enrico, per averci mostrato la via.
Marco Pugliese, docente e giornalista economico