A Parigi come a Roma, la sinistra e il centro sembrano compiere gli stessi errori, così da essere accomunati dal medesimo destino: la loro sconfitta e la vittoria della destra.
La discutibile scelta del Presidente francese di indire nuove elezioni legislative ha creato un Parlamento bloccato in cui nessuno schieramento ha la maggioranza e fa fatica a dialogare con gli altri. Mi chiedo, non sarebbe stato meglio avviare un confronto nella precedente legislatura con le forze riformiste aggregatesi attorno al leader Glucksmann e al Partito Socialista, piuttosto che buttare la maggioranza centrista nell’inquinata acqua della Senna?
La sinistra del nuovo fronte popolare, molto simile alla gioiosa macchina da guerra di Occhettiana memoria, dal canto suo, dopo essere risultata la minoranza più numerosa nella camera francese, ha gridato alla vittoria dipingendosi come qualcosa che non è: maggioranza nel Parlamento e nel Paese.
Così la sinistra ha iniziato a voler imporre tutto: nomine e programma di governo, chiedendo al centro di non opporsi e di fornire i loro voti. Insomma, si chiedeva il sostegno silenzioso del centro senza voler negoziare un programma né una squadra di governo. Questo non è un dialogo democratico ma la volontà di imporre le proprie idee con i voti degli altri.
Eppure, di fronte all’errore macroniano di andare al voto, c’era stato un barlume di speranza con la sigla di un accordo di desistenza tra centro e sinistra in ottica anti Le Pen. Dopo questo accordo, passata la paura, il buonsenso è scemato e ha lasciato il posto alla cecità strategica, alla voglia di rivalsa e alla sete di potere.
Si sarebbe potuto avviare un confronto democratico tra centro e sinistra, individuare pochi e chiari punti in comune per predisporre un programma e avviare un nuovo governo; invece, il pasticcio si è compiuto e così il presidente Macron, che di sicuro avrebbe potuto favorire un maggiore dialogo, di fronte alla sordità della sinistra, ha guardato dall’altra parte. Ora, il nuovo governo francese rischierà di essere ostaggio del partito della Le Pen e delle sue idee.
Invece di avere un governo di centro sinistra riformista, in Francia ci sarà un esecutivo fortemente vincolato a destra. A Roma, invece, dopo aver compiuto lo stesso errore di Parigi in Basilicata e fortemente tentati di compierlo anche in Liguria, alla festa di AVS, i cinque leader della coalizione di sinistra si sono sperticati nel dire che non sono sicuri di voler accogliere i partiti centristi nella loro coalizione, mentre i loro elettori sarebbero ben accolti.
Mi chiedo allora, è o non è arroganza volere i voti degli elettori centristi, di diversa natura, cattolici, liberali o riformisti, senza aprire il programma della coalizione alle istanze di questo mondo? È o non è presunzione voler decidere chi e come deve rappresentare questi elettori? È o non è diabolico perseverare nello stesso errore compiuto in Italia per decenni e in Francia di recente, credendo che la sinistra da sola, senza allearsi al centro, possa essere maggioranza in Parlamento e nel Paese?
Se vuole essere maggioranza nel Paese, la sinistra deve aprire i suoi tavoli di coalizione al centro e alle differenti voci cattoliche, liberali e riformiste che lo popolano. Magari anche il centro prima o poi dovrebbe scegliere di coordinarsi maggiormente e non continuare con la scissione dell’atomo, anche perché si diventa sempre più ininfluenti.
Ci sono dei punti in comune tra centro e sinistra si parta da lì. Investimenti in scuola e sanità; salario minimo e partecipazione dei lavoratori a Cda e utili aziendali; legge sulla rappresentanza sindacale e sulle lobby; lotta al dissesto idrogeologico, all’evasione fiscale e alle mafie; riforma delle carceri; incremento del numero di asili nido; riduzione del cuneo fiscale individuando i soldi nella forte razionalizzazione degli aiuti/bonus di Stato; introduzione dello ius culturae/soli e di una legge contro ogni tipo di violenza (di orientamento sessuale, religioso, politico o per il colore della pelle..); ancorare la nostra Patria all’Europa e alla costruzione degli Stati Uniti Europei; bloccare le leggi sul premierato e sull’autonomia, introducendo un sistema proporzionale e la sfiducia costruttiva.
Da questi punti si può partire per formare una reale base di governo, altrimenti si rischia di mantenere la destra al governo per altri anni ancora.
Mi domando inoltre come fa un partito di ispirazione liberaldemocratica come Più Europa così come la componente riformista del PD a rimanere in silenzio, quando vengono fischiate le parole di sostegno al popolo ucraino? Come fanno a pensare che in una coalizione fortemente sbilanciata a sinistra possano essere garantite le proprie istanze?
Il dibattito alla festa di AVS ha fotografato una coalizione con solo cinque sedie e la segretaria del PD ha mostrato una certa freddezza nel volerne aggiungere di nuove. Facendo così però il tavolo della coalizione sarà condannato ad occupare un misero angolo a sinistra della Camera, lasciando, come accade tra le vie parigine, alla destra il governo del Paese.