Una posizione ufficiale dell’Esecutivo comunitario è stata espressa ieri dal portavoce capo, Eric Mamer, durante il briefing quotidiano per la stampa. Ma ascoltando poi le parole, da una parte, dell’Alto Rappresentante per la Politica estera dell’Ue, Josep Borrell, e dall’altra della presidente della Commissione Ursula von der Leyen, è difficile tenerle insieme.
Una differenza di toni e di accenti si nota soprattutto nel modo in cui viene considerato (o ignorato) il blocco deciso e attuato da Israele sulle forniture alla popolazione di Gaza di cibo, acqua, elettricità e medicine, e lo stesso avvertimento ai civili affinché sia evacuato entro 24 ore il Nord della Striscia, per un totale di un milione di persone.
Borrell, parlando nel pomeriggio da Pechino, dove si trovava per una missione nell’ambito del “dialogo strategico Ue-Cina”, ha criticato come “irrealistico” l’avvertimento di Israele, a causa del pochissimo tempo, ventiquattro ore, concesso per l’evacuazione.
“Riguardo a questo avvertimento dell’esercito israeliano nei confronti dei civili affinché lascino il nord di Gaza – ha detto l’Alto Rappresentante -, certamente i civili devono essere avvertiti in anticipo. Devono essere avvisati delle imminenti operazioni militari per consentire loro di andarsene, che è ciò che ha fatto Israele. Ma tali avvertimenti, e i movimenti attesi di gran parte della popolazione che dovrebbero produrre, e stiamo parlando di un milione di persone, devono essere realistici. E certamente è del tutto irrealistico che un milione di persone possa spostarsi in 24 ore”, ha sottolineato.
“Lo ha detto anche – ha ricordato Borrell – il Segretario generale delle Nazioni Unite (Antonio Guterres, ndr), e mi unisco a lui nel dire che: sì, è positivo avere un avvertimento, ma l’avvertimento deve essere realistico per evitare conseguenze umanitarie devastanti”.
“Sì, – ha continuato l’Alto Rappresentante – c’è profonda preoccupazione per il deterioramento della situazione umanitaria a Gaza, in particolare a causa della carenza di acqua, cibo e forniture mediche, carburante ed elettricità. Come ha ricordato il Segretario Generale Onu, e come ho detto anch’io dopo in Oman” martedì scorso, dopo le riunioni dei ministri degli Esteri dell’Ue con gli omologhi dei Paesi del Golfo, “creare un blocco delle forniture di acqua, cibo, carburante e delle forniture mediche non è conforme al diritto internazionale”.
“Ci uniamo quindi – ha indicato Borrell – all’appello del Segretario generale delle Nazioni Unite Guterres, e lo ringrazio per essere pronto ad agire. Sosteniamo gli sforzi delle Nazioni Unite per contribuire ad alleviare la situazione, anche incoraggiando la creazione di corridoi umanitari e creando lo spazio per gli aiuti umanitari tanto necessari”.
“Questo è perfettamente compatibile – ha puntualizzato l’Alto Rappresentante Ue – con la forte condanna del terribile attacco che Israele ha subito da parte di Hamas”.
Di tono molto diverso sono state le dichiarazioni della presidente della Commissione in occasione del suo incontro di ieri a Tel-Aviv con il premier israeliano Benjamin Netanyahu, al quale ha espresso tutta la solidarietà dell’Unione europea. Dopo aver ricordato che “Israele ha il diritto di difendersi, anzi, ha il dovere di difendere il proprio popolo”, von der Leyen ha osservato: “Vorrei anche essere molto chiara sul fatto che solo Hamas è responsabile di ciò che sta accadendo”.
“Gli atti di Hamas non hanno nulla a che fare con le legittime aspirazioni del popolo palestinese. Al contrario, l’orrore scatenato da Hamas non fa altro che portare ancora più sofferenze ai palestinesi innocenti. Anche loro sono minacciati. Le azioni spregevoli di Hamas sono il segno distintivo dei terroristi. E so – ha sottolineato in modo sibillino la presidente della Commissione – che la risposta di Israele dimostrerà che si tratta di una democrazia”.
Questo è l’unico punto del suo intervento in cui von der Leyen ha fatto riferimento alla situazione di Gaza, senza mai menzionare il blocco delle forniture, le vittime civili dei bombardamenti israeliani, la situazione umanitaria sempre più drammatica nella Striscia, da cui la popolazione civile non può uscire né verso l’Egitto, che mantiene chiuso il valico di Rafah né, naturalmente, verso Israele.
A queste due diverse linee, bisogna aggiungerne poi una terza, la posizione istituzionale “ufficiale” della Commissione che cerca di contemperarle: è la “line to take” (la “linea da tenere” nel gergo di Bruxelles) così come è stata espressa ieri (per lo più leggendo fedelmente il documento che la riportava) dal portavoce capo Eric Mamer.
“L’Ue – ha ricordato Mamer – condanna inequivocabilmente gli attacchi terroristici violenti e indiscriminati sferrati da Hamas in Israele e deplora profondamente la perdita di vite umane; questa – ha indicato – è la premessa che dobbiamo sempre tenere presente in questa situazione”.
“Abbiamo anche detto e ripetuto che Israele ha il diritto di difendersi” ha continuato il portavoce, aggiungendo poi che questo deve essere fatto “in linea con il diritto internazionale umanitario e che la protezione dei civili è della massima importanza da tutte le parti e ovunque”, una precisazione importante, ma assente nelle dichiarazioni di von der Leyen.
“Questa – ha sottolineato Mamer – è la nostra posizione: i civili devono essere pre-avvertiti e allertati riguardo alle operazioni militari imminenti, consentendo loro di andarsene, e questo è ciò che ha fatto Israele”. Qui manca del tutto la critica di Borrell e di Guterres alla eccessiva brevità del periodo di preavviso. Ci sono, in compenso, i riferimenti alle Nazioni Unite: “Tali avvertimenti e le mosse previste da gran parte delle popolazioni devono evitare, come ha sottolineato l’Onu, forti conseguenze umanitarie”.
“È anche importante chiarire – ha evidenziato ancora il portavoce – che Hamas non deve impedire alle persone di andarsene e non dovrebbe usarle come scudi umani i civili, poiché ciò costituirebbe un’altra atrocità da parte di Hamas ed equivarrebbe a un crimine di guerra”.
“Si teme – ha rilevato ancora Mamer – il deterioramento della situazione umanitaria a Gaza, in particolare a causa della carenza di acqua, cibo, forniture mediche ed elettricità“. Qui c’è un capolavoro di equilibrismo: la causa del “deterioramento” della situazione umanitaria sarebbe “la carenza” delle forniture essenziali alla popolazione, e non il fatto che Israele le ha bloccate.
“L’Ue – ha proseguito il portavoce, sbilanciandosi questa volta più verso Borrell – sostiene quindi gli appelli del Segretario generale delle Nazioni Unite Guterres ed è pronta a sostenere gli sforzi volti ad alleviare la situazione, anche incoraggiando la creazione di corridoi umanitari e consentendo la consegna degli aiuti umanitari tanto necessari”.
“Intensificheremo ulteriormente i nostri impegni con tutti gli attori regionali e i principali partner internazionali. Questa – ha concluso Mamer – è la nostra posizione in seguito all’appello da parte delle autorità israeliane per l’evacuazione del Nord della Striscia di Gaza”.
Fonte: Notiziario Askanews