Il 10 giugno 1949 si racchiude in alcune parole che sono state consegnate alla storia italiana e mondiale. Del ciclismo, ma non solo. Le parole, semplicemente, sono queste: “Un uomo solo è al comando, la sua maglia è bianco celeste, il suo nome è Fausto Coppi.”. A pronunciarle è Mario Ferretti, storico giornalista della Rai che commentando quella tappa, la Cuneo-Pinerolo del 10 giugno 1949, non sapeva ancora di passare alla storia. Per sempre. Una tappa che seguiva di poche settimane una tragedia che colpì lo sport italiano, europeo e mondiale: la tragedia di Superga del 4 maggio 1949 dove perì il Grande Torino, lo “squadrone più forte del mondo”.

E le gesta di Fausto Coppi di 4 settimane dopo rientusiamarono il popolo italiano, e non solo i tifosi del ciclismo. Ormai sappiamo tutto di quella tappa. 254 chilometri e 5 colli alpini – Maddalena, Vars, Izoard, Monginevro e Sestriere – e la “corsa solitaria” di Fausto Coppi durata 192 chilometri dopo una fuga altrettanto solitaria. Ne parlavo con mio padre in questi giorni, lui ventunenne all’epoca, abbarbicato sulla rete dello stadio Luigi Barbieri di Pinerolo con altre migliaia di persone per potere vedere Fausto tagliare il traguardo da solo. Urla, pianti, entusiasmo, tifo, riscatto e immmdesimazione totale con il “Campionissimo”. Perché Fausto era anche tifoso del Torino e in quel giorno, almeno secondo la versione di mio padre, tutto si univa: il pianto e l’entusiasmo, il dolore e il riscatto, la forza e il destino. Tutti allo stadio Barbieri, quindi, e poi tutti sotto lo storico ristorante Regina dove Fausto a tarda sera saluta una folla sterminata di tifosi che invocano il suo nome e la sua impresa senza interruzione.

Perché la Cuneo-Pinerolo del 1949 è la storia del ciclismo. Se è vero, com’è vero, che la tappa di quest’anno del Giro d’Italia – sempre e rigorosamente la Cuneo/Pinerolo – è stata tutto un ricordo, una mostra, uno scatto d’immagine e una storia legata al “Campionissimo” di Castellania. E questo perché Fausto Coppi e’ un pezzo della storia italiana che nulla e nessuno potrà mai cancellare.

Ed ecco perché oggi, lunedì 10 giugno ci sarà un’altra Cuneo-Pinerolo. Una trentina di coraggiosi ciclisti percorreranno quella tappa sul percorso originale pedalando sulle medesime biciclette ed indossando lo stesso abbigliamento di 70 anni fa. Saranno impersonati i corridori realmente esistiti e presenti alla tappa del 1949, in rappresentanza di ogni marca di bicicletta e della relativa squadra che prese parte alla tappa più significativa della storia del ciclismo mondiale, riproponendone fedelmente anche abbigliamento ed il numero dorsale. Si partirà’ da Cuneo alle prime luci dell’alba, verso le 4, con l’arrivo previsto a Pinerolo presso i viali di piazza Matteotti, quanto di più vicino e simile al Campo Luigi Barbieri in cui si svolse l’arrivo della tappa del ’49 in una fascia oraria compresa tra le 19 e le 20 del medesimo giorno dopo oltre 15 ore di sella. Prima della partenza ci sarà la storica “punzonatura” delle biciclette e la presentazione al foglio firma dei partecipanti che dimostreranno di essere in grado di sopportare la fatica che unisce, sulle strade della leggenda, Cuneo con Pinerolo. Certo, alla fine non ci sarà il “pasta party” ma un piatto di pasta al sugo e lo storico “pane, salame e lanternino” come prescrisse lo stesso Fausto Coppi in persona.

Dunque, 10 giugno 1949; la Cuneo-Pinerolo; 192 chilometri di fuga solitaria; 11 minuti e 52 secondi il distacco inflitto a Gino Bartali; la tappa che entra nella storia. Il “volo dell’airone” non sarà mai più dimenticato. Per questo lo ricordiamo.