11 C
Roma
mercoledì, Febbraio 12, 2025
Home GiornaleFranceschini prova a salvare il centro sinistra che non c’è più

Franceschini prova a salvare il centro sinistra che non c’è più

Quando parla o scrive non dice mai cose banali. Il futuro appartiene a coloro che hanno l’intelligenza, la capacità e il coraggio di leggere la società e di sapere anticipare quello che concretamente capiterà.

Dario Franceschini appartiene alla vecchia, saggia e ricca scuola e tradizione politica della Democrazia Cristiana. O meglio, di quella straordinaria esperienza politica, culturale ed umana che va sotto il nome si sinistra democristiana. Quella sinistra Dc che, nel caso di Franceschini, era la ‘sinistra politica’ o di Base che, con la ‘sinistra sociale’, contribuivano a costruire un pezzo significativo e di qualità della intera esperienza del “partito italiano” per eccellenza.

Ora, e sempre secondo la miglior tradizione democristiana, Dario non appartiene alla categoria degli ‘urlatori’. E, men che meno, a quella degli improvvisatori. Glielo impedisce, semplicemente, la sua storia, la sua esperienza e, soprattutto, la sua cultura. Ma quando parla o scrive, di norma, non dice mai cose banali e né scontate. Come da copione e rispettando il tradizionale clichè che storicamente hanno caratterizzato la prassi e lo stile della miglior cultura democratico cristiana, si ragiona di politica e sulla politica.

E, tra le molte suggestioni che ha evidenziato con la sua recente intervista alla Repubblica, non possiamo non ritagliarne una affrontata con il consueto realismo che lo differenzia dall’ipocrisia e dalla propaganda che, invece, contraddistingue altri protagonisti della stessa area culturale. Penso, nello specifico, alla cosiddetta corrente prodiana e ai “cattolici professionisti” del Pd di Delrio. E la riflessione di fondo è semplice e alquanto spiazzante. E cioè, oggi non esiste più una coalizione politica e programmatica progressista e di sinistra.

Non c’è più mun’alleanza e, men che meno, una coalizione di riferimento. E questo perchè è tramontato, per ragioni squisitamente politico e culturali, quel centro sinistra che noi avevamo conosciuto e sperimentato nel passato recente e meno recente. Un centro sinistra che affondava le sue radici nel riformismo cattolico, socialista, socialdemocratico e laico/laicista che oggi si è semplicemente dissolto. E non prenderne atto, come fa il mainstream di sinistra non serve a nulla. Anzi, accentua ancora di più il sostanziale e persin plateale fallimento di questo progetto politico. Ma, come emerge tra le righe della riflessione di Franceschini, la crisi – forse irreversibile – dell’attuale alleanza alternativa al centro destra che è ridotta ad un semplice, banale e grigio cartello elettorale, non può non influire anche nel campo avverso, come si suol dire. Proprio quell’alleanza di governo che oggi appare alquanto omogenea e compatta.

Ecco, è sufficiente questo rapido accenno della pubblica riflessione di Franceschini per arrivare ad una persin scontata conclusione. Ovvero, siamo nuovamente in una fase storica – “l’eterna transizione” la chiamava con intelligenza Guido Bodrato – dove il populismo, il radicalismo, l’estremismo e il massimalismo non riescono a fornire una risposta politica pertinente e adeguata.

Servono, ancora una volta, le armi della politica e della cultura politica per affrontare i nodi più intricati e più complessi della società contemporanea. E, probabilmente, un contributo decisivo al riguardo lo può dare proprio quella cultura del cattolicesimo politico italiano – nella sua versione democratica, popolare e sociale – che coltiva storicamente la vocazione alla riflessione politica attraverso la lettura della società e la capacità di offrire risposte altrettanto adeguate, percorribili e praticabili. Perchè una cosa sola è certa.

Il futuro non passa attraverso la certificazione delle ‘quote panda’. Cioè accontentarsi dei seggi che ci vengono gentilmente regalati nelle diverse liste di riferimento. Che lo possiamo definire come il lodo della coppia Prodi/Delrio. Il futuro appartiene a coloro che hanno l’intelligenza, la capacità e il coraggio di leggere la società e di sapere anticipare quello che concretamente capiterà. Nient’altro del celebre slogan di Jacques Maritain che “sono le minoranze profetiche di choc a guidare la storia”. E Franceschini, al di là di ogni piaggeria, ha colto nel segno.