Il G20 che si è aperto oggi in India è il primo ospitato in questo immenso Paese che i nazionalisti hindù del Partito del Popolo (Bharatiya Janata Party) del premier Narendra Modi vorrebbero ribattezzare Bharat, il nome dell’India in diverse lingue parlate nel subcontinente indiano.
Sul summit in corso a Nuova Delhi si rispecchiano le principali questioni aperte dell’agenda internazionale. Esso cade in una fase in cui si può notare un certo contrasto fra l’attivismo economico e diplomatico del gruppo BRICS e le fisiologiche difficoltà delle democrazie americana e dell’Unione Europea, che si trovano nell’anno finale dei mandati dei rispettivi organismi elettivi, a definire adeguate strategie verso le nuove sfide globali.
Il G20 è di fatto diventato il principale formato di dialogo fra i protagonisti del nuovo ordine multipolare. Al suo interno l’Occidente continua ad esser ben rappresentato con dieci membri a pieno titolo – i Paesi G7 più Australia, Corea del Sud e Unione Europea – ma è cresciuto il peso dei BRICS. In seguito all’allargamento del Coordinamento ad Argentina ed Arabia Saudita, deciso il mese scoso a Johannesburg, infatti, i Paesi BRICS in seno al G20 sono passati da cinque a sette. E dei restanti tre membri del G20, Indonesia e Messico sono Paesi interessati a una futura adesione ai BRICS e la Turchia pur essendo nella Nato, è maestra di multiallineamento.
Un siffatto equilibrio ha impedito agli Stati Uniti e loro alleati, di ottenere che l’Ucraina fosse invitata al vertice di Nuova Delhi. Non solo, ma l’assenza del presidente cinese Xi Jinping sembra quasi solidarizzare con l’assenza forzata del presidente russo Putin, cui è stata inflitta l’umiliazione, una volta riservata a dittatorelli balcanici o africani, del mandato di cattura della Corte Penale Internazionale,
Per il Paese ospitante il vertice G20 cade in una fase in cui all’India nulla sembra precluso. Potenza spaziale, con il recente successo della missione dell’ISRO sulla Luna, già terza economia al mondo per Pil a parità di potere d’acquisto e proiettata a diventarlo per Pil verso fine decennio. Il Paese più popoloso del mondo, un nuovo grande attore globale, come rilevava su queste colonne Enrico Farinone il 4 settembre scorso, vuole dimostrare al mondo di esser maturo per ottenere un posto come membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, che per ragioni oggettive appare difficilmente negabile nel quadro di un più ampio aggiornamento delle istituzioni globali alla mutata realtà globale.
Ma questo vertice che appare bloccato sulle questioni della sicurezza globale, ha trovato l’unanimità sul riconoscimento del ruolo dell’Africa, in verità più per la spinta esercitata dai Paesi BRICS e da alcuni Paesi G7, tra cui il nostro. È atteso per oggi, infatti, lo storico annuncio dell’ingresso dell’Unione Africana come membro permanente a pieno titolo nel G20. Come l’Unione Europea, sinora l’unica organizzazione regionale che ne faceva parte, mentre le altre partecipano al livello di invitate. Una decisione che certifica il riconoscimento del continente africano come grande protagonista della politica globale, al quale va riconosciuta una rapprentanza adeguata anche negli altri organismi internazionali. Una ragione in più per il nostro Paese, e per l’Ue, per proseguire nel rafforzamento delle relazioni con l’Africa, sui dossier bilaterali come su quelli globali.