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giovedì, Febbraio 13, 2025
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Gente di spirito. La sfida di Halloween (L’Osservatore Romano).

Pubblichiamo per gentile concessione il testo integrale dellarticolo – una critica ragionata che stimola lautocritica dei cristiani attorno al fenomeno della festa di Halloween – apparso nelledizione del 30 ottobre del giornale ufficioso della Santa Sede.

Ci siamo. Nelle sacrestie, nei corridoi parrocchiali e sui catto-socialtutto è pronto per una delle sfide più attese dellanno: Halloween. Non ho alcun ricordo dellinfanzia legato ad Halloween: non se ne parlava, ed era questa strana cosa che vedevi nei film americani. Lo confesso: quando ero adolescente alloratorio del paese abbiamo fatto una cosa che più o meno poteva ricordare Halloween. Ma non credo fossimo gli unici: negli anni Novanta, in modo abbastanza ingenuo e senza grosso impegno ideologico, non era raro che si organizzasse un gioco in oratorio a tema horror, e a seguire riflessione del donsui santi e i defunti. La cosa si è diffusa e si è iniziato a fare qualche pensiero, prendendo atto che effettivamente i legami tra ciò che si festeggia nella solennità di Ognissanti e ad Halloween sono praticamente pari a zero.

Gli argomenti sullinopportunità di festeggiare Halloween per i cristiani sono molti: dai più culturali (non sarebbe una festa legata alle radici della nostra cristianissima civiltà) ai più teologici (ci sarebbe una visione della morte non compatibile con quella cristiana), fino a quelli esorcistici (meglio non scherzare con fantasmi, streghe e demoni). Eppure è sorprendente come, in pochi anni, questa festa proveniente da oltreoceano abbia riscosso successo. Ma mi domando: i bambinetti che verranno a suonare al campanello vestiti da streghette o mostriciattoli, accompagnati da genitori che indossano un imbarazzante cappello da stregoni e che non vedono lora di tornare a casa, davvero stanno celebrando il tramonto della cristianità, locculto e lo spiritismo?

Il sociologo Renaud Zeebroek sostiene che il ruolo degli elementi occulti che sarebbero evocati nella festa di Halloween «appare simile a quello dello schermo che maschera lillusionista per i pochi secondi necessari al suo cambio di personaggio»: in realtà si tratterebbe solo di un pretesto per fare festa, per consentire ai bambini di fare qualcosa di aggregante e originale e ai ventenni di passare una notte in cui concedersi qualche eccesso.

Insomma, diciamoci la verità: il problema ufficiale (e reale, ci mancherebbe!) è che Halloween presenta elementi dottrinali dubbi e problematici. Ma il problema più grande è un altro: questa squadra di festaioli ci sta dicendo che trova molto più interessante vestirsi da mostriciattoli che celebrare tutti i santi e commemorare i defunti. Qui la questione si fa seria. Pastoralmente e teologicamente. Fino a quando avevamo il monopolio dellintrattenimento giovanile nei paesi, facevamo le mega-pizzate, i super-fantasmagorici giochi, le iper-gite come esche e poi cinque minuti di preghiera finale, sperando che restasse qualcosa; e comunque sapevi che il giorno dopo (un poper convinzione e un poper inerzia) sarebbero venuti in chiesa. Questi ci hanno presi in parola, solo che hanno trovato posti che non gli chiedono nemmeno di sopportare i cinque minuti finali di preghiera, e se fanno la serata discotecanon hanno il mixer pre-diluviano delloratorio con limpianto luci fatto dal Peppino(sacrista, idraulico, elettricista, barista e addetto alla grigliata parrocchiale, perché in tutte le parrocchie c’è un Peppino), ma tecnologie allavanguardia e professionisti dellintrattenimento.

Ok, siamo tutti daccordo: Halloween è incompatibile con il cristianesimo. Se vogliamo ripetercelo va bene, e se ci fa sentire paladini della fede ribadirlo su internet va benissimo, non c’è nulla di male. Ma dovremmo affrontare poi il problema: quali alternative a una pastorale giovanile in due tempi, ossia aggregazione mediante proposte di intrattenimento e a seguire piccole pillole di preghiera o di pensiero cristiano? Perché, se fosse così, la sfida labbiamo già persa in partenza. E come fare a mostrare un volto non noioso e celebrabile di santità da parte di un bambino, di un adolescente e di un giovane?