Gergiev, direttore di teatro a San Pietroburgo e Mosca, emblema della Russia.

Era dai tempi degli zar che non esisteva un patronato supremo, che riflette nell’arte la dimensione della politica russa. Riportiamo la seconda parte di questo articolo pubblicato sull’agenzia asianews.it.

…In questi giorni dell’inizio stagionale delle opere liriche nei grandi teatri mondiali, in Russia splende la stella di un altro grande “doppione putiniano”, il maestro Valerij Gergiev, direttore dal 2013 del teatro Marinskij di San Pietroburgo che ora ha realizzato il suo sogno, diventando allo stesso tempo direttore del Bolšoj di Mosca e unendo così i due principali templi della musica, creando una specie di direzione imperiale dei teatri di Russia. In effetti era dai tempi degli zar che non esisteva un patronato supremo, che riflette nell’arte la dimensione della politica russa; nel 2022 Gergiev aveva avanzato a Vladimir Putin questa proposta, e in soli due anni si è finalmente realizzata, liberandosi dello “scomodo” direttore Vladimir Urin, molto critico verso la guerra in Ucraina.

La tensione imperiale del maestro Gergiev si è palesata in più direttive, non soltanto in quella musicale, rivelando una grande sintonia con l’archetipo del Cremlino. Egli è noto per l’amore alla terra, anzi a vasti terreni di proprietà che egli cerca di accumulare a varie latitudini. I suoi possedimenti sono notevoli in Russia e in altri Paesi, ma da vero amante del bel canto la sua passione riguarda soprattutto l’Italia, luogo del resto preferito da tutti gli oligarchi russi e dallo stesso Putin, che si dilettava a conversare in italiano con Berlusconi nelle ville della Sardegna. Quando viene a Roma, Gergiev risiede in una splendida villa dell’Olgiata su un terreno di cinque ettari e mezzo, ma a seconda delle stagioni può scegliere di passare del tempo vicino al mare, nella sua tenuta di Massa Lubrense vicino a Napoli. Oppure si sposta a Rimini, dove possiede altri trenta ettari di terra destinati anche ai lavori agricoli, con tanto di stadio da baseball, grande parcheggio per le automobili e un parco di attrazioni per grandi e piccini, con il bar-ristorante United Tastes of Hamerica’s.

Non poteva mancare un appezzamento nei dintorni di Milano, città del suo amatissimo teatro La Scala, disteso su 88 mila mq. alle porte della città, e Gergiev è anche il proprietario del Palazzo Barbarigo di Venezia, un edificio del XV secolo con albergo adiacente, oltre a un ristorante su piazza San Marco attivo dal 1775. Queste proprietà veneziane sono parte dell’eredità lasciata dall’arpista Yoko Nagae Ceschina, una contessa che aveva una grande passione per il maestro russo, tanto da chiedergli di disperdere le sue ceneri dopo la morte sul lago Bajkal, cosa che Gergiev fece in coppia con il pianista Denis Matsuev. Yoko era famosa per il suo mecenatismo, e aveva contribuito per decenni allo sviluppo della musica classica russa, così che Gergiev la segnala sempre come suo sponsor in ogni cartellone dei suoi spettacoli, e l’ha celebrata nel suo libro di grande successo La sinfonia della vita.

Gergiev ripete spesso che “noi non vendiamo opera e balletto come se fossero gas e petrolio”, frase da campagna elettorale putiniana, anche se risulta essere un grande imprenditore della carne di tacchino e anatra della sua compagnia Evrodon, con vari marchi commerciali. Il musicista-oligarca più amato da Putin, e sua sublimazione operistica, è oggi una delle figure più rappresentative della nuova Russia imperiale, che costringe il mondo intero a ballare al tempo scandito dalla sua bacchetta universale.

 

Per leggere il testo integrale

https://www.asianews.it/notizie-it/I-doppioni-di-Putin-e-il-musicista-dell’Impero-59716.html

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