Germania e Italia, un dialogo essenziale all’Europa.

Radici carolingie alla base dell'integrazione europea. Nell'incontro dei Popolari del Piemonte con Markus Krienke (Fondazione Adenauer) è emersa la complementarietà e diversità di culture presenti nell’humus delle due nazioni.

Germania-Italia, un dialogo essenziale per il futuro dell’Europa, la complementarietà di culture e sistemi socioeconomici diversi per un destino comune e condiviso con tutti i partners europei. È ciò che è emerso nell’incontro, promosso dall’associazione “I Popolari” del Piemonte, lo scorso 6 aprile a Torino, con Markus Krienke, componente del Comitato scientifico della Fondazione Konrad Adenauer e docente di Etica e Politica all’Università della Svizzera Italiana a Lugano.

Il prof. Krienke ha ricordato l’influenza esercitata dalla cultura tedesca sui tre padri fondatori dell’Europa postbellica. Infatti, accanto al tedesco Konrad Adenauer, Robert Schuman e Alcide De Gasperi, erano entrambi provenienti da zone di frontiera con il mondo mitteleuropeo e per parte della loro vita furono cittadini degli “imperi centrali”. I tre statisti condividevano una comune lingua e cultura, tanto da poter parlare, secondo il professore tedesco, di radici carolingie alla base dell’integrazione europea.

E proprio sul successivo percorso di costruzione europea che ha visto, nei primi due decenni di questo secolo, la Germania, in un rapporto privilegiato con la Francia,  esercitare un ruolo guida, si è snodata la discussione, toccando i temi spinosi delle politiche di austerità, del debito, delle asimmetrie palesate dalla moneta comune, per giungere infine all’attuale fase e alle prospettive future. Pandemia e soprattutto guerra hanno costituito un forte shock per la Germania, trasformandola da locomotiva d’Europa a malato numero uno. La via di uscita da questa crisi, per il prof. Krienke, è rappresentata dalla capacità di mantenere saldo il modello di sviluppo improntato all’economia sociale di mercato, adattandolo alle nuove sfide, in un quadro in cui le regole economiche rivestono un ruolo primario.

Insomma, la Germania, fedele alla sua tradizione idealista, sembra scommettere ancora, riguardo al proprio futuro e a quello dell’Europa, sul primato esercitato dalla norma sulla politica. Come a dire: il riferimento al dover essere kantiano rispetto al principio tomistico di adeguamento dell’intelletto alle cose, ovvero alla realtà dei fatti. Questa è una differenza irriducibile tra i due mondi, quello germanico mitteleuropeo e quello latino mediterraneo.

Ma forse esiste una chiave per una possibile sintesi fra le due visioni. Si tratta della volontà di ripartire dal riconoscimento dello stato di necessità in cui si trova ora l’Europa, sotto molteplici punti di vista, tra cui quello della sicurezza, quello dell’energia, quello delle catene di approvvigionamento. Questioni che, anche nell’incontro dei Popolari subalpini, hanno richiamato l’attenzione sul nome di Mario Draghi, che da dopo la conclusione della sua esperienza di governo a Palazzo Chigi, è ripetutamente intervenuto su tali temi, portandoli all’attenzione del dibattito comunitario. Un nome sul quale l’esponente della Fondazione Adenauer si è mostrato possibilista rispetto agli incarichi di vertice nell’Unione Europea, di cui si parla per il prossimo quinquennio per l’ex presidente della Bce.

L’Europa del futuro dovrà essere in grado di correggere i suoi squilibri interni, come ad esempio quelli che ancora sussistono tra l’Ovest e l’Est della Germania o quelli fra Stati membri. Anche se restano ancora irrisolti i nodi del debito comune, di un fisco europeo e di un esercito europeo. Mentre, come ha rilevato il prof. Krienke, rispetto alla difesa comune la posizione della Germania è tradizionalmente favorevole, vedendo in essa la possibilità di superare i limiti imposti al proprio riarmo; mentre sulle questioni di bilancio e fisco europei è probabilmente il resto d’Europa ad attendere soprattutto dalla Germania un via libera.

In definitiva, la transizione ambientale e la transizione geopolitica hanno inciso molto sulla situazione attuale della Germania e di riflesso dell’intera Europa. Anche su questi temi il dialogo tra Germania e Italia risulta proficuo e se riesce a mantenersi entro il circuito della reciproca fascinazione, potrà dare quella spinta necessaria all’Europa per entrare da protagonista nell’era del multilateralismo.