Giorgio Giovannoni lascia un vuoto in Firenze e nel cattolicesimo democratico

Stretto collaboratore di La Pira per la politica internazionale, spesso ne seguì l’impegno nei viaggi in Medio Oriente e in Russia. Di seguito pubblichiamo il comunicato della Fondazione La Pira.

La Firenze di La Pira perde un altro importante testimone, Giorgio Giovannoni. Aveva 92 anni. Il decesso è avvenuto oggi [ieri per chi legge, ndr] nella Casa di cura Villa delle Terme, ai Falciani, dove era ricoverato da qualche giorno. Le sue condizioni di salute si erano aggravate dopo la scomparsa del fratello gemello Gianni, avvenuta appena un mese fa. […] I funerali verranno celebrati dal card. Gualtiero Bassetti, [oggi] lunedì 16 ottobre, sempre alla Pieve di Rifredi, alle 15.30.

Dalla fine degli anni Sessanta Giorgio è stato il più stretto collaboratore di La Pira per la politica internazionale, accompagnandolo in quasi tutti i viaggi all’estero, sia in Medio Oriente che in Russia. Per questo, per una politica internazionale nuova orientata alla pace, al dialogo, ha dedicato la sua vita di autentico cristiano laico. Con l’avvio della Conferenza di Helsinki, nel 1973 fu scelto dai partiti dell’arco costituzionale quale segretario generale del Forum italiano per la sicurezza e la cooperazione in Europa e nel Mediterraneo, incarico mantenuto fino al 1992.

Giorgio, con la mamma, la sorella Grazia (1926) ed il fratello gemello Gianni, nel giugno del 1943 era dovuto sfollare in Mugello, per sfuggire ai bombardamenti su Firenze. Nella frazione della Mirandola (comune di Vicchio) si adoperò come staffetta per favorire le comunicazioni tra i partigiani della zona e quelli sul monte Giovi. Tornata a Firenze nella zona di Bellariva nell’ottobre 1943, la famiglia chiese ospitalità nel convento domenicano di San Marco, essendo stata la loro casa dapprima requisita dalle SS, il 1° agosto 1944; poi colpita dalle cannonate dei tedeschi in ritirata dopo la Liberazione di Firenze. Il 2 settembre era nel convento quando vide tornare da Roma nella sua cella, La Pira, dopo un anno di lontananza. 

Impegnato negli anni Cinquanta nel movimento giovanile Dc, insieme al fratello Gianni, sin dal 1954 organizzò la campagna in vista del Congresso provinciale della Dc, promuovendo insieme a Nicola Pistelli la lista «Iniziativa di Base», che nel marzo del 1955 conquistò la maggioranza assoluta nel nuovo comitato provinciale. Collaboratore dal luglio 1955 del quindicinale «Politica», ne divenne poi redattore capo fino al giugno 1965. Già dal 1964 aveva dato vita al mensile «Note di Cultura», periodico di politica nazionale e internazionale, che diresse fino al 1974. 

Dal 1987, insieme al fratello Gianni, ha curato la redazione del nuovo trimestrale «Cultura. Itinerari di politica e di cultura», con segretario di redazione Stefano Tilli. 

Con La Pira Giorgio aveva curato la scelta degli articoli (1963-1970) per l’antologia Unità disarmo e pace, pubblicata con la introduzione di dom Helder Camara dalla editrice Cultura nel 1971; per la stessa editrice aveva pubblicato nel 1978 Il sentiero di Isaia, riedito nel 1979.

«Era uomo di grande visione e intelligenza, lucidissimo nelle analisi politiche, buono con tutti. Sempre disponibile. – ricorda il vicepresidente della Fondazione La Pira, Maurizio Certini –. Varie volte ho accompagnato da lui i nostri ragazzi del servizio civile in formazione al Centro Internazionale Studenti La Pira, e anche se da alcuni anni faceva tanta fatica a parlare per i suoi gravi problemi polmonari da ex gran fumatore, non mi ha mai detto di no. Sostava con i ragazzi senza misurare il tempo. Ai giovani credeva intensamente. Era infatti molto legato all’Opera per la gioventù Giorgio La Pira, che considerava come parte della sua famiglia, contribuendo alla crescita di generazioni di ragazzi, con la sua parola, con la sua presenza sempre discreta e autorevolissima ai campi estivi internazionali de «La Vela». Era povero per scelta. Evangelicamente povero. Ricco di molti doni, spiccava per la sua grande umiltà e per la sua fede nel Risorto. Lascia un vuoto enorme. Con lui è partita una parte importante di Firenze, parte migliore e non minore rispetto alle persone più note che dettero alla Firenze degli anni Cinquanta, Sessanta e in parte Settanta, una straordinaria spinta spirituale e politica accanto alla “povera gente”, orientando alla fraternità universale».