Un anno da segretario è passato, e sulla Schlein resta un dubbio. È partita in salita con tanta volontà e un pizzico di sfrontatezza che in politica non guasta. A Natale era ancora in salita, ma spingeva bene e tutto faceva pensare che per la primavera si sarebbe delineato il profilo della leader eletta non da quelli del partito, ma anche per contrastare la Meloni, a sua volta regina Cleopatra in ascesa verticale.
Ma forse per il bisticcio delle stagioni che non ci sono più – ormai dobbiamo dire addio alle quattro stagioni – ad aprile la Schlein è arrivata con la voce fioca, tant’è che dal ponte maestro la regina Cleopatra in piena navigazione, non la sente nemmeno e tira dritta per la sua rotta, con un equipaggio assai bisbetico.
Schlein ha avuto un incerto cammino da avviare: ascoltare una base che non l’ha voluta e non l’ascolta, oppure rivolgersi alla gente, quelli che l’hanno votata e a quelli che “proprio no, non la posso votare, resto a casa”. Si impegna molto nel portare argomenti di critica al governo della altrettanto giovane Cleopatra, ma senza la dovuta essenziale cattiveria nel dire le cose. Ancor prima del contenuto, il suo messaggio non arriva e si perde nei venti. Di fatti ce ne sono molti: in casa propria qualcuno sbatte la porta e se ne va, un gruppetto aspetta di vedere come va agli usciti, mentre il grosso, tra una riunione e l’altra, studia come sganciarsi. Nel Paese le politiche di difesa dei ceti deboli, che dovrebbero essere un must, la fanno i sindacati e, colpaccio della Cleopatra, la destra sociale. Nel settore produttivo industriale e finanziario del Paese la danno “non pervenuta”. All’estero succede di tutto, gravissime crisi internazionali che richiedono posizioni chiare e definite, ma è un rincorrere posizioni di altri, e la voce si spegne nei venti. La Cleopatra che è nata presenzialista non lascia uno spillo di spazio a disposizione anche solo per dire un sì o un no, e non essendo diventata un leader riconosciuto anche a livello europeo, a nessuno viene in mente di chiedere una opinione su qualcosa.
Schlein ci passa l’estate a “gridare” con la voce che ha, e non ha dalla sua neanche il clima perché l’estate sembra durare all’infinito (si è presa già i primi giorni dell’autunno): i risultati sono pochi. Dopo così tante energie spese, con la prospettiva che se ne debbano impegnare di più ancora, lo spettro del taxi di Churchill si fa vedere…Schlein come Clement Attlee: “Si fermò un taxi vuoto davanti a Downing street e scese Schlein”.