Durante queste giornate di catene e sudore, in cui il giro d’Italia entra nella sua fase più accesa, il pensiero non può non volare verso Costante Girardengo, il Campionissimo.
Infatti, prima che lo attaccassero a Coppi, il soprannome “Campionissimo” era stato di Costante Girardengo, ciclista della prima metà del Novecento.
Questo appellativo gli venne dato da Emilio Colombo, direttore della Gazzetta dello Sport, mentre stava dominando il Giro d’Italia del 1919, dove vinse 7 tappe su 10 e restò leader dal primo all’ultimo giorno.
Il Corriere di lui scrisse che era “il più talentuoso ciclista che il suolo italico ha mai visto pedalare”.
Nato il 18 marzo 1893 a Novi Ligure, in una cascina in cui i genitori facevano i contadini, era il quarto di sette figli e andò a scuola fino alla sesta elementare.
Quelli furono gli anni in cui i novesi iniziarono a costruire la pista ciclistica in paese.
Forse proprio per questo, fin dai primi anni di vita, il bimbo dimostrò grande interesse per il ciclismo.
E pensare che la famiglia non condivideva questa passione e ci volle molto prima che il padre si convincesse ad acquistargli la prima bici nuova del costo di 160 lire pagata in 7 rate.
A 18 anni iniziò subito a vincere battendo campioni già famosi .
In una sola annata vinse 22 corse. Per poi passare al professionismo.E anche qui iniziò ad inanellare quell’inimitabile collezione di successi che lo avrebbero fatto entrare nella leggenda.
Luigi Ganna, il vincitore del primo Giro d’Italia, quello del 1909, disse che era “Spettacolare, una tal supremazia in tutti i campi di una gara ciclistica mai si era vista”.
Nel 1914 fa registrare un nuovo titolo italiano per professionisti, ma soprattutto vince la tappa Lucca-Roma del Giro d’Italia che, con i suoi 430 chilometri, costituisce la più lunga tappa mai disputata nella competizione.
Quel giro fu ricordato come il Giro più duro dell’epoca eroica del ciclismo. Con cinque tappe oltre i 400 km di percorrenza.
Il maggior tempo di percorrenza di una tappa, 19.20’47” nella Bari-L’Aquila e il minor numero di corridori al traguardo finale, 8 su 81 partiti.
Ma Girardengo era un esempio di volontà e di onestà sportiva che lo portarono ad essere leader dello sport dell’epoca.
Tra i suoi successi: 9 tricolori (record imbattuto), 6 Sanremo (la prima nel 1918, l’ultima nel 1928), 2 Giri d’ Italia (il primo cento anni fa’, nel 1919), 3 Lombardia, 5 Giri dell’ Emilia, 5 Milano-Torino, 2 Giri del Veneto.
Tra le vittorie anche il trionfo in Francia nel Gp Wolber del 1924. Una prova che veniva considerata campionato del Mondo ufficioso (il primo titolo ufficiale venne assegnato dall’ Uci nel 1927 in Germania, ad Adenau, e lo conquistò Binda).
Insomma, un uomo che riuscì a fare la storia del ciclismo, che lasciò un segno indelebile nella mente dei tanti amanti di questo sport.
E che dal maggio 2015, è ricordato nella Walk of Fame dello sport italiano al parco olimpico del Foro Italico.