Le contestazioni a Roccella e la gioia della sinistra radical

Chi ha una opinione diversa o alternativa rispetto al “politicamente corretto” può essere contestato Si tratta allora di capire come si declina concretamente il pluralismo e il rispetto dell’avversario.

Non c’è niente da fare. È appena sufficiente registrare la reazione della sinistra, nelle sue diverse e multiformi espressioni, per rendersi conto che il pluralismo delle opinioni continua ad essere una sorta di tabù da quelle parti. Certo, il protocollo prevede che quando c’è una censura o una constatazione violenta nei confronti di un avversario politico – come quella plateale che ha nuovamente coinvolto la povera Eugenia Roccella per le tesi che sostiene e non per il ruolo istituzionale che riveste pro tempore – arriva, blandamente e distrattamente, una solidarietà.

Una solidarietà però, è bene dirlo subito, che non trova cittadinanza nei gazzettieri quotidiani della sinistra televisiva, accademica, intellettuale ed artistica. La solidarietà si ferma al partito. Del resto, non si deve essere dei profeti per dire che Gruber, Formigli, Floris, Scurati, Fazio, Littizzetto, Augias e tutti i “martiri” e le “vittime” milionarie dell’informazione contemporanea, non diranno una sola parola al riguardo. Anzi, sosterranno – con la gioia e il giubilo di tutto l’arcipelago della sinistra ex e post comunista – che questo è il pluralismo. E cioè, quando in pubblico si viene contestati e zittiti è, semplicemente, la regola della democrazia. In punta di diritto una tesi ineccepibile.

Purché, come ovvio, non capiti a sinistra perchè altrimenti e puntualmente scatta l’allarme del regime illiberale, della torsione autoritaria, della restrizione delle libertà, del ritorno

dell’intramontabile fascismo, della negazione sistematica del diritto alla parola e altre corbellerie similari.

Ora, e al di là dell’ultimo caso specifico, un dato si staglia, e per l’ennesima volta, all’orizzonte. E cioè, questo atteggiamento evidenzia un solo dato. Che resta costitutivo dell’ideologia – e non della cultura o del pensiero – della sinistra. Chi ha una opinione diversa, o addirittura alternativa, rispetto a quella che rappresenta la vulgata corrente o il sempreverde “politicamente corretto”, semplicemente può e deve essere contestato. E se del caso anche zittito. Era così ai tempi della Democrazia Cristiana. È così se governa il centro destra e sarà sempre così ogniqualvolta si avanzano tesi in aperto contrasto con chi fa della “superiorità morale” e della “arroganza intellettuale e culturale” la sua ragion d’essere nella società e nel dibattito pubblico.

Un tic, questo, che spiega meglio di qualsiasi altra osservazione come viene declinato e praticato in quel campo – rafforzato anche dall’ingresso dei populisti interpreti dell’anti politica e del giustizialismo più spietato – il pluralismo. Perché, alla fine, si tratta sempre e solo di capire come si declina concretamente il pluralismo e il rispetto dell’avversario. E quando l’uno si interpreta come la difesa e il rispetto delle proprie opinioni – e solo di quelle – e l’altro viene vissuto all’insegna del rapporto con il proprio nemico irriducibile, è chiaro a tutti che ci troviamo di fronte

al germe dell’intolleranza e della più spietata arroganza morale e culturale.

E la contestazione, l’ennesima a Roccella o ad altri esponenti del “campo avverso” per dirla con una felice espressione del passato di Veltroni, non può che far piacere e salutata con entusiasmo e felicità da tutto il circo mediatico della sinistra radical.