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Guerra di Ucraina e dirty words. Un episodio da tenere a mente per la sua oscenità.

Anton Krasovsky, giornalista di “Russia Today”, mesi fa si è reso protagonista di una imperdonabile dichiarazione sul trattamento da riservare ai bambini ucraini. Licenziato, ora non si sa che fine abbia fatto.

C’è qualcosa di più sbrigativo che portare i bambini ucraini in campi di rieducazione in terra russa perché possano crescere sani, forti e ricchi di amore per la nuova patria. Forse, parlando come ha parlato, si è sentito un G man, un uomo di governo, o forse è solo uno yes man o ha voluto provare il brivido di essere un one man show. Forse la sua rabbia è venuta fuori perché è stato uno self made man. Di certo fino a poco fa, è stato un anchorman, uno di quelli che, per mestiere, farebbero opinione. Ha messo troppa foga nel suo ruolo e si è inabissato, ancorato stretto alle sue parole, nella melma della pazzia. 

Ha alzato un po’ di polvere suggerendo alla sua gente di annegare o bruciare i bimbi ucraini, giustificando anche gli stupri commessi dai soldati russi ai danni delle donne ucraine. Va detto che si è trattato di un suggerimento, non ha obbligato nessuno a dargli retta. Fuori onda avrà forse detto che le donne da quelle parti non sono così male e quindi…. Potrebbe piuttosto più giustificatamente essere rimproverato di aver creato confusione, dando una opzione che può lasciare interdetti. Esperto di ancorotti forse preferirebbe l’annegamento, ma con la crisi del gas un po’ di infantile combustibile non sarebbe male.

Il Direttore della emittente televisiva ha dichiarato il suo disgusto e lestamente ha sospeso il giornalista dalla sua collaborazione, dichiarando di aspettarsi una spiegazione per quel momento di temporanea follia. Ha emesso il suo verdetto transitorio, ha messo fuori il giornalista ma non per sempre. Conta, c’è da pensare, su un prossimo rinsavimento. Per l’intanto, più che al Purgatorio è nel limbo, appeso ad un lembo di speranza, sull’orlo della coscienza divina, in attesa di essere precipitato da una parte o dall’altra per il giudizio che verrà. Eppure, sospeso nell’aria, come un giocatore di pallacanestro, ha creduto di far centro, dando un consiglio che possa tagliar corto la guerra. 

Ha avuto così tanta foga che non ha avuto bisogno di un espediente dialettico per richiamare l’attenzione dello spettatore, sospendendo artatamente il discorso per poi riprenderlo dopo studiata pausa. La sospensione d’armi è quella che si osserva in guerra quando le parti si mettono d’accordo per raccogliere i propri morti. Ma questo al nostro bravo giornalista non interessa, perché i morti vanno nascosti, senza tanti fronzoli, sott’acqua o dissolti in aria. Si parla dell’allestimento di una bomba sporca, come possa essercene di pulite. In guerra corrono anche parole sporche e fanno ugualmente danni. 

La TV “Russia Today”, si avvale di finanziamenti del governo. Ne è stato chiesto il bando internazionale. Il giornalista si chiama Anton Krasovsky. Chissà se è stato reintegrato o che fine abbia fatto. Tra le regole di alcuni giochi di sport è previsto il time out, una sospensione provvisoria, un tempo concesso all’allenatore per dare delle istruzioni alla propria squadra. Chissà se Russia Today, una volta rinfrancata tornerà in campo. Tutto è possibile. Anche che il pubblico, intanto, se ne sia per sempre andato.

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