Il Centro e le alleanze. Tema non aggirabile.

Il Centro va rafforzato nella politica italiana. Ma il capitolo delle alleanze non può essere eluso per la semplice ragione che il Centro non coltiva “vocazioni maggioritarie”, nè una presenza testimoniale.

La “politica di centro” si rende sempre più necessaria ed indispensabile di fronte alla crescente, ed insopportabile, radicalizzazione della lotta politica nel nostro paese. Una “politica di centro” che, come ovvio, comporta la presenza attiva e feconda di un partito di centro. Dinamico, riformista, innovativo e moderno. Un partito che, com’è altrettanto ovvio, non può essere di natura personale o un mero “partito del capo”. E questo perchè un vero partito di centro non può che essere culturalmente plurale dove la convergenza di varie culture politiche riformiste e democratiche era e resta il segreto di questa scommessa politica.

Ora, è di tutta evidenza che, soprattutto di fronte ad un persistente “bipolarismo selvaggio” – soprattutto dopo l’arrivo al potere nel principale partito della sinistra italiana di Elly Schlein – il centro prima deve caratterizzarsi con un suo preciso profilo politico, culturale e programmatico e poi, solo in un secondo momento, innescare un processo di necessarie alleanze politiche. Perchè il tutto, come sempre, è legato al sistema elettorale che era, e resta, come amava dire già nella prima repubblica Carlo Donat-Cattin, “la madre di tutte le riforme”. E con un sistema che spinge verso il maggioritario e alla formazione delle coalizioni, è giocoforza che i partiti devono costruire alleanze di governo. Pena coltivare sogni astratti di “vocazioni maggioritarie” da un lato o perseguire solo una presenza testimoniale ed impotente dall’altro. Ma quando arriverà il momento di costruire alleanze – utili tanto per le elezioni nazionali quanto per quelle comunali e soprattutto regionali – anche il centro dovrà esprimersi con chiarezza, coerenza e lungimiranza.

Certo, il quadro politico è in continua evoluzione ed è estremamente difficile già tracciare oggi il campo entro cui giocare più facilmente domani. Ma anche in una situazione fluida come quella contemporanea, è indubbio che ci sono dei paletti politici e culturali – e non ideologici – che non possono essere oltrepassati. E questi paletti sono almeno due: da un lato la netta contrarietà ed ostilità politica nei confronti del populismo che era e resta il vero nemico della “buona politica”, dei partiti democratici ed organizzati, dell’impianto riformista, del rispetto delle istituzioni e, in ultimi, del significato delle culture politiche nella cittadella politica italiana. Un populismo interpretato sino ad oggi magistralmente dal partito di Grillo e di Conte. E, accanto alla deriva populista, qualunquista e demagogica, c’è un altro elemento politico che non può essere oltrepassato: e cioè, chi persegue ed incarna una concezione massimalista ed estremista della politica, frutto di una sub cultura ideologica.

Ecco perché anche per il Centro, prima o poi, arriverà il momento della costruzione delle alleanze. E questo non solo perché in Italia “la politica è sempre stata politica delle alleanze” ma per la semplice ragione che senza alleanze non ci si candida a governare e, di conseguenza, a costruire nuovi equilibri politici e di governo. E il cantiere della costruzione di un centro democratico, riformista e di governo sarà chiamato a sciogliere questi nodi squisitamente politici. Soprattutto nella sua fase costituente. Il tutto per evitare che il centro si riduca ad essere un luogo puramente geografico, trasformista a livello politico ed opportunista a livello parlamentare. Perchè il Centro politico e di governo è esattamente l’opposto di questa deriva politica e l’alternativa di questo malcostume etico e culturale.