Al Quirinale è ritornato per un giorno RE GIORGIO. Ha ben presente il ricordo di un dì nel quale chiamò al telefono il Presidente del Consiglio e lo convocò al Quirinale.
All’onorevole Berlusconi, capo del governo, più o meno così disse:
– caro presidente si dimetta e con Lei il suo governo.
– Perché, chiede quello?
– Non mi faccia preoccupare per Lei e per la crisi incombente sul Paese. L’Italia ha bisogno di un salvatore, replica subito Re Giorgio.
Memore di questo precedente, Re Giorgio, nuovamente per un giorno assiso al vertice, fa telefonare a Conte, poco noto Presidente del Consiglio dei Ministri.
Per telefono senza neppure disturbarsi di riceverlo gli consiglia di dare le dimissioni.
– Perché? Gli risponde quello.
– Lo chieda ai suoi due vice, replica secco Re Giorgio.
– Che rischi corro se non lo faccio?
– Ci vuole prudenza, è l’ imperscrutabile risposta che così lo liquida.
Egli, avendo caro il curriculum, va in Parlamento seduta stante e senza nulla dire ai vice, annuncia le sue avvenute irrevocabili dimissioni che trascinano anche i vice.
Re Giorgio non perde tempo e ritorna lo scettro al Presidente in carica.
Questi chiama Cottarelli: lo scongiura di evitare il peggio, il default del Paese, di mandare subito a casa tutto il circo insediato nei Ministeri e negli enti già completamente lottizzati. Lo prega di governare in minoranza per qualche mese sino alle più vicine elezioni.
Mi risveglio, dispiaciuto sia stato solo un sogno.
Ma io ho un altro sogno: vorrei che gli italiani rinsaviscano, puniscano i cialtroni e non riconsegnino il Paese neppure al duo Renzi-Boschi e a un PD in coma irreversibile.
Vorrei vedere al Governo Carlo Cottarelli e Mario Draghi che saprebbero certo cosa fare per tentare di uscire dal baratro che altrimenti ci aspetta.