I Popolari e i cattolici

L’impegno politico dei cattolici italiani è indubbiamente importante ma adesso è necessario, oltrechè qualificante, rilanciare la cultura politica popolare di ispirazione cristiana. La scelta politica dei cattolici da tempo, è plurale. Quella dei Popolari, invece, è mirata.

Cresce, qua e là, la riflessione sulla necessità di intensificare l’impegno politico dei cattolici nella società contemporanea. Per una ragione, soprattutto. Perchè la semplice, seppur importante, presenza nel pre politico e nella cosiddetta società civile dei cattolici difficilmente riesce a condizionare e a segnare l’evoluzione della politica italiana. Certo, senza qualità della classe dirigente e senza una solida e radicata attrezzatura culturale è pressochè impossibile diventare interlocutori nel sistema democratico del nostro paese. Ma è altrettanto indubbio che non si può incidere concretamente nella politica, e quindi cercare di dare risposte alle domande incalzanti dei cittadini, se ci si limita o alla presenza testimoniale o alla vulgata del pre politico. Serve, cioè, una rinnovata presenza politica, culturale e anche organizzativa dei cattolici italiani.

Ma, come tutti ben sappiamo, l’impegno politico dei cattolici – come molte autorevoli personalità stanno sottolineando in ultimi tempi, come ad esempio il direttore del CENSIS Giuseppe De Rita – è per natura e per statuto plurale. E quindi solo un inguaribile nostalgico o un inconsapevole ed ingenuo marziano può pensare di dar vita ad un “partito dei cattolici”. Semmai, e al contrario, si tratta di rafforzare questa presenza politica non attraverso una vaga ed inconcludente caratterizzazione “cattolica” ma, invece, con una marcata ed aggiornata cultura popolare e cattolico sociale. Di ispirazione cristiana e con una chiara connotazione popolare e democratica.

Perchè, questa, è oggi la vera sfida. Non per costruire ingenuamente ed irresponsabilmente nuovi partiti. Questo è un capitolo che riguarda i sognatori e, appunto, gli irresponsabili. La scommessa è quella di saper legare in un binomio inscindibile la riscoperta del popolarismo di ispirazione cristiana da un lato con una altrettanto necessaria ed indispensabile ‘politica di centro’ dall’altro. Due tasselli centrali ed importanti che in questi ultimi tempi si sono praticamente polverizzati e che adesso, anche dopo il voto e l’esito del 25 settembre scorso, meritano di essere nuovamente rideclinati. E questo perchè la radicalizzazione del conflitto politico non può diventare l’elemento distintivo della politica italiana e neanche può proseguire l’assenza perdurante di una vera ed autentica ‘politica di centro’. Una categoria che è stata sacrificata in questi ultimi anni sull’altare di un maldestro nuovismo interpretato dal populismo qualunquista grillino che ha cancellato la categoria del centro per favorire quel ‘bipolarismo selvaggio’ che poi è scivolato, com’era facile prevedere, in una sorta di deriva degli ‘opposti estremsimi’.

Ma, per ritornare al tema iniziale, più che i cattolici che devono nuovamente scendere in campo – il che, comunque sia, è sempre importante – 7adesso c’è bisogno della cultura e dell’esperienza popolare e cattolico sociale. Non possiamo più continuare a fare gli osservatori o giocare a bordo campo. È necessaria una rinnovata assunzione di responsabilità ben sapendo che senza questa cultura difficilmente gli attuali nodi politici saranno sciolti.