di Daniele Mencarelli
L’articolo appare nell’edizione odierna de L’Osservatore Romano
L’ultimo terribile fatto di cronaca accaduto nella nostra città, l’assassinio del carabiniere Mario Cerciello Rega, ha fatto riesplodere la discussione attorno al fenomeno della cosiddetta movida romana.
Di fondo c’è un’amara constatazione: molti giovani turisti provenienti da ogni angolo del mondo non arrivano nella nostra amata città per il suo patrimonio storico-artistico, per ammirare la sua bellezza proverbiale. Ci arrivano perché attratti dalla vita notturna, dalla facilità con cui si possono reperire sostanze stupefacenti, dai locali che servono fino all’alba alcolici per pochi euro, in barba a ogni regolamento comunale.
Il risultato di questo disordine spacciato per libertà è il caos, il costante rischio di trasformare il divertimento in materia da codice penale.
Ovviamente, questo fenomeno non riguarda solo la nostra città, ogni capitale mondiale ha la sua offerta in fatto di vita notturna e divertimenti, e gestire la faccenda è difficile per tutti.
Quello che preoccupa rispetto a Roma, più in generale rispetto al nostro Paese, è la totale mancanza di una legislazione che tuteli chi all’interno di una città non è chiamato a giocare il ruolo del turista, ma chi ci vive, lavora, manda a scuola i figli. I poveri cittadini chiamati a un sacrificio costante, e mai veramente ripagato.
La somma di tutte queste premesse porta a un risultato sempre più evidente, e drammatico. La fuga dalle città. I romani stanno fuggendo da Roma. I rioni, i quartieri, si stanno progressivamente svuotando di residenti.
Nel centro storico di Roma, nell’arco di appena un decennio, gli abitanti sono diminuiti di quasi trentamila unità. La fuga è costante e si concentra, guarda caso, proprio nelle zone dove la movida notturna è più feroce, quindi Trastevere, Campo Marzio.
Al posto dei residenti e delle loro abitazioni spuntano, in maniera totalmente selvaggia, le case-vacanza e i B&B, luoghi ricettivi a basso costo, spesso abusivi. Dove una volta alloggiava una famiglia, magari da generazioni, ora transitano turisti, per pochi giorni. Interi palazzi nel cuore di Roma sono stati trasformati in affittacamere, luoghi senza più memoria, né reale futuro.
Si potrebbe continuare con i dati, ma la situazione è sin troppo chiara.
Altrettanto chiara è la conclusione cui arriverà questa deriva tutta economica, che sfrutta le nostre città spolpandole di ogni contenuto umano.
Roma come Venezia. Bologna come Firenze.
Città trasformate in Luna Park. La nostra identità, i nostri luoghi, ridotti a parodia di se stessi, dove tutto appare e niente è veramente.
La soluzione c’è ed è chiara tanto quanto il problema. E non riguarda certo i turisti.
È nelle mani di chi confonde la vita con un terreno di caccia, con la smania dei predoni cui mai nessun tesoro è abbastanza. Immobiliaristi e politici, imprenditori e singoli cittadini, tutti quelli che non riescono più a concepire l’esistenza come atto plurale, dove la salvaguardia della comunità è più importante della fortuna del singolo. Un alfabeto totalmente radiato dal loro cuore. Spetta a voi il cambiamento, l’inversione del destino.
Salvate Roma, salvate le nostre città, non riducetele a uno sfondo di cartone.