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I tratti della nuova mappa del calcio extraeuropeo

di Lorenzo Longhi (www.treccani.it)

La scelta di un’immagine da parte dei media spesso va oltre il significante. La fotografia con la quale gran parte delle testate europee hanno illustrato i festeggiamenti dei tifosi algerini dopo la vittoria della loro Nazionale all’ultima Coppa d’Africa (Senegal battuto 1-0 in finale) lo è senz’altro: non le celebrazioni ad Algeri, ben più roboanti e affollate, ma quelle salutate dai fuochi d’artificio sotto gli Champs-Élysées, a Parigi. È la storia del Novecento a spiegarne i motivi, è l’attualità di una Francia in cui il nazionalismo del Rassemblement National non ha perso occasione per attaccarli, quei festeggiamenti (e i relativi disordini), è la stessa figura del capitano dell’Algeria, Riyad Mahrez, nato nella banlieu parigina e mai vissuto nella patria di cui difende i colori. Un anno dopo la vittoria della Francia al Mondiale russo, di nuovo il centro del mondo calcistico mediatico ha esultato sotto l’Arco di Trionfo, in taluni casi a bandiere affiancate – quelle algerine e quelle francesi – a riprova di un concetto, quello di identità, tutt’altro che univoco. La scelta dell’immagine di cui sopra, tuttavia, denota anche un altro aspetto, quello di una narrazione comunque eurocentrica, anche quando il calcio è solamente un pretesto per tornare a considerazioni di stampo prettamente politico.
In questo modo, a molti è sfuggito l’abbraccio che ha unito la Nazionale algerina e l’Hirak, il movimento di protesta che vuole la fine dell’era di Abdelaziz Bouteflika, presidente dal 1999 per quattro mandati di seguito, e più in generale dell’intero gruppo di potere che si è creato negli anni attorno a lui, da tempo gravemente malato e dimessosi lo scorso aprile. Non a caso, uno degli slogan della vittoria è stato “deuxième étoile, deuxième République”, ovvero “seconda stella (l’Algeria ha vinto per la seconda volta la Coppa d’Africa, pertanto aggiungerà al suo logo la seconda stella dorata, ndr), seconda Repubblica”, e qui s’intende appunto la speranza del cambio di regime. Le elezioni, inizialmente previste per il 4 luglio, sono state rinviate: non c’è ancora una data, intanto però – potere del calcio – il calcio ha unito per qualche momento entrambe le fazioni, quella che si riconosce nell’hirak e l’altra che sostiene l’establishment, e questo nonostante le proteste del martedì (quelle degli studenti) e del venerdì (quelle generali) non si siano mai fermate, nemmeno durante la Coppa d’Africa…continua a leggere su treccani

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