Il binomio cattolici e politica richiede uno sforzo di attualizzazione

Oggi nessuno può rivendicare in modo esclusivo la coerenza dei cattolici in politica, ma non sono le forze “estreme” che possono candidarsi a questo ruolo. Serve un centro dinamico, innovativo e riformista.

Non è semplice nè corretto definire la “coerenza” dei cattolici nell’attuale contesto politico italiano. Innanzitutto perchè il pluralismo politico dei cattolici è un dato storicamente e culturalmente acquisito. E, in secondo luogo, perchè mancando un partito che riconduce la sua azione politica alla ispirazione cristiana, o meglio, alla cultura cattolico popolare e sociale, è di tutta evidenza che nessuno può rivendicare o richiamare in modo esclusivo la benchè minima coerenza nelle concrete scelte politiche dei cattolici italiani.

Certo, assistiamo nella politica italiana ad un susseguirsi così rapido degli avvenimenti che prescindono anche una necessaria ed indispensabile elaborazione politica e progettuale. E gli avvenimenti capitati, frutto della libera scelta degli elettori e non della pianificazione a tavolino di un gruppo di illuminati in questi ultimi mesi, lo confermano in modo persin plateale. È appena il caso di ricordare alcuni di questi tasselli: dalla straripante vittoria della destra democratica e di governo alle elezioni dello scorso 25 settembre alla torsione radicale, libertaria, estremista e massimalista del Partito democratico a guida Elly Schlein; dal sostanziale crollo della scommessa politica ed elettorale del ‘terzo polo’ nella sua versione originaria alla ‘ricomposizione’ politica e organizzativa dell’area cattolico popolare e cattolico sociale del nostro paese; dalla irrilevanza ormai consolidata degli ex popolari all’interno del nuovo corso del Pd alla difficoltà di quest’area a ritagliarsi uno spazio reale e significativo all’interno della destra con un ruolo sempre più marginale della componente centrista in quel campo politico.

Inoltre, la radicalizzazione della politica accompagnata da una sempre più marcata polarizzazione tra la destra e la sinistra non può durare a lungo come una regola normale nel concreto confronto democratico nel nostro paese. Come, del resto, è impensabile che l’area plurale, riformista e di governo riconducibile ad un centro politico dinamico e democratico possa essere ancora escluso a lungo dalle dinamiche concrete della politica italiana.

Certo, si tratta, questo, di un ‘cantiere’ in gestazione che adesso può essere tranquillamente ricostruito non solo perchè esiste uno spazio politico ma anche, e soprattutto, perchè cresce in modo esponenziale l’astensionismo elettorale frutto e conseguenza di una mancata offerta politica, culturale e programmatica. Una assenza costante e progressiva dei cittadini dalle urne che ci porta ad una semplice conclusione: e cioè, settori crescenti, e maggioritari, dell’elettorato non si ritrovano più nella camicia di forza di questo anacronistico “bipolarismo selvaggio”. Un bipolarismo che non rappresenta più la maggioranza dell’elettorato italiano e che, di conseguenza, crea le condizioni per la formazione di un soggetto politico – o meglio di un ‘campo politico’ – che vuole intercettare invece una domanda di politica riformista, non urlata, democratica e portatrice di una vera cultura di governo.

E, forse, proprio all’interno di questo “campo” troverà sempre sempre più spazio e ruolo la cultura cattolico popolare e cattolico sociale che, comunque sia, resta una componente fondamentale per la storia democratica ed istituzionale del nostro paese. Perchè, al di là di stabilire astratte e ridicole coerenze rispetto ai valori e ai principi della tradizione del cattolicesimo popolare e sociale, è indubbio che in un contesto caratterizzato da una sempre più sfacciata radicalizzazione politica e polarizzazione ideologica, il ruolo e la funzione dei cattolici non può che essere estranea ed esterna rispetto a quella degenerazione. Certo, esiste ormai, come ho ricordato poc’anzi, un forte pluralismo politico e culturale dei cattolici italiani. Ma è altrettanto indubbio che è necessario ricostruire una iniziativa politica, un campo politico e un progetto di governo dove il ruolo, la cultura e la sensibilità ideale dei cattolici popolari e sociali italiani possano nuovamente poter declinare un’azione che ormai da troppi anni è ai margini della cittadella politica nostrana. Per non parlare della concreta azione che può svolgere una classe dirigente che oggi è presente nella periferia del nostro paese ma che stenta ad affermarsi a livello nazionale per l’assenza di uno strumento organizzativo di rappresentanza politica, culturale e programmatica.

Per questi semplici motivi, i cattolici che guardano al centro non può essere il titolo di un auspicio astratto e velleitario ma, forse, una concreta possibilità per ridare cittadinanza ad una nobile tradizione di pensiero e, al contempo, per riqualificare la qualità della democrazia italiana.