La notizia ha subito mosso le acque suscitando reazioni di vario genere. In realtà, un certo brusio di fondo accompagnava da tempo la voce riportata mercoledì scorso da Mario Ajello, un giornalista di lungo corso e sempre ben informato, sulle pagine de “Il Messaggero”. Nero su bianco, il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, era catapultato sulla scena politica come possibile homo novus del centro-sinistra. Ebbene, tirato per la giacchetta, l’interessato non poteva che dissipare con parole inequivoche il sospetto di una trama politica all’ombra del suo delicato incarico pubblico.
“Sono un servitore leale dello Stato – ha riferito nel giro di poche ore all’Ansa – totalmente impegnato nell’attività dell’Agenzia delle Entrate e qualcuno ha tratto letture improprie dai miei interessi culturali, civili e storici”. E poi ha voluto aggiungere: “Anch’io, come tanti, ho letto i giornali stamattina mentre mi trovavo a Milano a fare, come ogni giorno, il mio lavoro di Direttore dell’Agenzia delle entrate. Non so l’origine di questi articoli. Quel che so è che sono solo un servitore dello Stato totalmente impegnato con lealtà e dedizione nel servizio che sto svolgendo. I miei interessi culturali, civili e storici non sono mai stati un segreto per nessuno. Da essi, mi sembra di capire che qualcuno abbia tratto letture improprie”.
Effettivamente, in questa vicenda ancora aperta pesa soprattutto un certo carico di “letture improprie”, e cioè l’attribuzione, fuor di metafora, di un disegno politico che a rigore non vive e cresce fuori da una limpida assunzione di responsabilità, con tutte le debite conseguenze. Ruffini è una persona che gode di stima e rispetto, qualora gli fosse chiesto di gettarsi nella mischia sarebbe il primo a tirare le somme, per non lasciare spazio agli equivoci.
In ogni caso, bisogna pur notare che una congettura fatta notizia, senza poi riscontro effettivo, ha suscitato un’attenzione ben superiore a qualsiasi pronostico, anche il più generoso. Allora, che dire? Forse c’è vita su Marte. Un lampo di curiosità ha infatti illuminato il pianeta chiamato “mondo cattolico”, rivelando l’esistenza di una domanda propriamente politica. Non è un fatto da poco. Per questo, al di là di ciò che attiene alla coscienza dell’interessato, il “caso Ruffini” rimane aperto.