Il Centro e il modello politico della Margherita.

Il Centro può tranquillamente convivere con un partito che recuperi il metodo e il modello delle vecchia Margherita. Un Centro aperto a tutti, senza pregiudizi ideologici o personali.

Una delle novità che caratterizzeranno l’ormai prossima consultazione elettorale europea è indubbiamente rappresentata dalla presenza del Centro. Un Centro, come ovvio, nè statico e nè legato solo ad una passiva rendita di opzione equidistante tanto dalla sinistra radicale e massimalista della Schlein quanto dalla destra leghista e sovranista. Ma, al contrario, un luogo politico dinamico, moderno, innovativo e autenticamente riformista e di governo. Un Centro che si rende sempre più necessario ed indispensabile di fronte ad un bipolarismo politicamente inadeguato e, sul versante democratico, anche pericoloso.

Ecco perché, al di là delle beghe e delle ripicche personali, dei risentimenti caratteriali e delle incomprensioni politiche, questo luogo politico adesso può e deve decollare. Per riaffermare una efficace azione di governo e, soprattutto, per conservare la qualità della nostra democrazia.

Ora, è di tutta evidenza che a questa precisa domanda politica, culturale ed organizzativa, deve seguire un partito con una chiara piattaforma programmatica, un credibile profilo politico, un assetto democratico definito e una cultura politica adeguata. Insomma, dev’essere un luogo politico non affatto riconducibile all’esperienza dei partiti personali, dei partiti del capo o ai grigi ed insignificanti cartelli elettorali. E, al riguardo, preso atto del tramonto dei cosiddetti partiti identitari disciplinati da una organica e definita cultura politica, anche il futuro partito di centro non potrà che essere culturalmente “plurale”. Ed è altrettanto evidente che, pur senza alcuna regressione nostalgica o tentazione passatista, il pensiero corre immediatamente al “modello” della Margherita. Un partito nato all’inizio degli anni duemila, forse liquidato con eccessiva frettolosità dai suoi dirigenti, che ha rappresentato, comunque sia, uno dei primi autorevoli tentativi di “partito plurale”. Una formazione con una netta cifra riformista, una leadership politica diffusa che riuscì a riunificare sotto lo stesso tetto varie culture politiche riconducibili al Centro. Dal pensiero e dalla tradizione cattolico popolare e sociale al mondo ambientalista, dalla cultura liberal democratica e laico repubblicana al filone socialista alla stessa tradizione del civismo presente a livello municipale e localistico. Insomma, una esperienza politica e partitica che non è più replicabile meccanicamente perché sono cambiate, nel frattempo, le condizioni politiche di quella specifica stagione ma che, tuttavia, conserva un modello ed un metodo che non sono affatto da archiviare.

Ed è per questi motivi, semplici ma essenziali, che anche oggi si può tranquillamente rilanciare quel modello di partito accompagnato dal metodo che l’ha contraddistinto molti anni fa. Ad una condizione, però. E cioè, che deve essere aperto a tutti coloro che credono e si fanno carico di un progetto politico centrista e, soprattutto, a tutte le culture politiche lontane se non addirittura alternative ad ogni forma di massimalismo radicale, di populismo anti politico e di sovranismo anti europeo. E quindi, nessuna preclusione aprioristica e nessuna pregiudiziale politica, ideologica e, men che meno, di carattere personale verso chicchessia. Il tutto accompagnato da un percorso costituente rigorosamente democratico e partecipativo e con un metodo organizzativo che permetta a tutti di sentirsi a casa propria, senza fedeltà precostituite e senza servilismi grotteschi e ridicoli nei confronti del capo di turno.

Ecco perché la ricostruzione del Centro e di una “politica di centro” possono tranquillamente convivere con un partito che recuperi il modello e il metodo delle vecchia Margherita. Non per farci catturare dal passato ma per continuare a guardare avanti senza rinnegare le proprie radici e le proprie origini. Culturali, sociali, programmatiche e politiche.