Pubblicato sul sito di “Politica Insieme”, ho letto alcuni giorni fa con (il solito) interesse l’articolo “Torna Letta…” di Giancarlo Infante. Un sito, quello di Infante, creato per la rinascita di un vero e proprio partito cattolico italiano ispirato dal “Manifesto Zamagni”.
Chiarisco subito che su tale progetto ho preso le distanze e non mi sono trovato per niente daccordo, sempre accompagnato dallo sforzo e di leggere quei “segni dei tempi” che meglio di me sanno leggere gli studiosi di antropologia culturale con le orecchie tese sui cambiamenti profondi sopraggiunti nei ceti sociali e nei rapporti umani.
L’articolo l’ho trovato però interessante. Anche se chiaramente, come dicevo, saturo di nostalgia neo-centrista di ispirazione …zamagniana.
Infante vede il PD tutto posizionato sui valori della c.d. sinistra di una volta, su cui dirò dopo. Ove però per valori di sinistra si sottintende, quasi sempre demagogicamente, tutto quel consunto comunismo storico ottocentesco di un altro Manifesto, consegnato anche nei suoi epigoni definitivamente alla storia.
Ho condiviso la sua riflessione sulla incapacità del Pd di capire i cambiamenti sociali sopraggiunti, così da interpretare per bene le novità e le difficoltà di quei ceti sociali che storicamente sono appartenuti a questa area politica.
Ma mi sono trovato in totale disaccordo, quando con un cortocircuito sociologico ha valutato il PD tutto radicalizzato a sinistra, sottolineandone per questo le contraddizioni.
Contraddizioni nel Pd ne esistono, intendiamoci: le hanno messe in risalto sin dai tempi dell’Ulivo le ripetute rifondazioni, le scissioni, le correntine, le regole interne, le primarie, ecc. sino alle narcise peripezie di Renzi e alle sofferte dimissioni di Zingaretti. Un percorso che letto anche nel suo rovescio, indica però una continua insoddisfazione unita ad una costante ricerca innovativa di vie nuove .
Ma non sono quelle contraddizioni che Infante segnala quando ricorda che nel
Pd convivono al suo interno due visioni della società alternative.
Quella individualistica, forse tipica aggiungo io di un iperliberismo austriaco, senza Stato. Quella del “laissez faire” lasciata nelle mani degli spiriti animali e del mercato. Quella insomma di un capitalismo senza contropoteri che, ahimé, oggi sperimentiamo in quello finanziario.
E quella che presenta una tensione solidaristica con una lotta alle diseguaglianze e una forte attenzione agli ultimi e ai diritti umani, tipica, com’è noto, di una cultura cattolico democratica e popolare . Dossettiana e personalista. Ma anche caratteristica di quel marxismo che non si è pietrificato sulla dialettica borghesia/proletariato – categorie sociali oggi in via d’estinzione – sulla proprietà dei mezzi di produzione oggi in mano al digitale, alla robotica, al 5G, e sulla presa del “palazzo d’inverno”…Chigi
Non mi pare sia cosi.
Anzi non è cosi!
E non mi pare che esista questa contraddizione.
Ma l’articolo mi ha spinto oltre. Perché sono infatti da tempo convinto che proprio i ceti sociali – quelli “storicamente di riferimento” del Pd – fanno parte di quelle fette di società che oggi hanno subito radicali cambiamenti maturando nuovi bisogni e nuove attese, e si sono collocati in nuovi partiti lontanissimi dalle radici del PD.
È a questo punto che nasce la mia ormai ripetuta provocazione sostenuta fra le righe o palesemente, da diversi studiosi che vedono in questa fase la crisi della politica, dei partiti politici e della loro offerta identitaria, se non addirittura la crisi della demo razia. Sono loro che si interrogano se le categorie storiche di destra e sinistra, comprese le categorie di mezzo e intermedie intese come mescolanze di un oggi fantomatico centro ( solo politico, e mai sociale), abbiano ai nostri giorni, e di più in quelli dietro l’angolo, ancora un senso e un significato politico-partitico, come quello che siamo stati abituati a conferirgli nel passato.
Mi chiedo allora – se non scandalizzo – se nell’anno del signore 2021 hanno ancora un significato quei valori (storici) che queste categorie geometriche e orizzontali, dicono di difendere.
Se la mia curiosità può avere un senso, le domande sono le seguenti.
Non sarà per caso più vero, per il nostro futuro e per quello dei nostri figli e nipoti, il suggerimento bergogliano?
Un futuro cioè postideologico. Che ci trova “tutti sulla stessa barca” : l’ecologia, l’ambiente , il clima, l’automazione e la disoccupazione, il lavoro e la perdita dei posti di lavoro, la robotica, il digitale e il lavoro da casa, il verde, il forte inabissamento dei ceti medi, il debito pubblico, ecc.?
Un futuro senza le radicali differenze del passato, ancora oggi ad uso e consumo del marketing partitico e della social-politica dell’inganno: capitalismo si, capitalismo no, Stato si, Stato no, liberalismo si, liberalismo , Welfare si, welfare no, ecc.
La barca di Bergoglio necessita solo di discernimento. Una barca sulla quale per mandarla in avanti su quel mare in tempesta che attende tutto il mondo nel post- Covid, non possiamo fare altro che remare il più possibile tutti insieme, ben coscienti che il benedetto pluralismo politico si è oggi trasformato in brandelli e frammenti personali e insignificanti, ed è stato sempre interpretato male, essendo spesso fotocopia fra partiti e partitini, valori e programmi.
Domande che mi pongo da un poco di tempo, convinto che la metafora del ‘marxista’ Bergoglio è una metafora profetica profondamente politica e sociale, storica, più che pastorale e teologica. Ed oggi, qui da noi in Italia, paradossalmente interpretata da Mattarella col suo appello ai partiti e ai “costruttori” del futuro, evitando con lungimiranza di rivolgersi ai ricostruttori del passato.
E quando con il suo realismo ha suggerito Draghi , per un governo
di (quasi) unità nazionale.
Per entrare telegraficamente nel merito dei ceti sociali, bisogna allora e nel frattempo interrogarsi cosa sono e cosa saranno dopo il Covid, il ceto medio, la classe media, i c.d. moderati, la classe operaia, le vecchie e nuove povertà, ecc.
E , per entrare anche in quello politico, cos’è e cosa saranno dopo il Covid la destra, il centro e la sinistra.
Non occorre scomodare Giorgio Gaber. Ma prendendo le distanze dai populismi generici e opportunistici del né Destra, e né Sinistra, bisogna intanto tenere sempre la barra diritta verso l’eguaglianza e la libertà, a suo tempo raccomandati da Norberto Bobbio prendendo le distanze anche da quel pericoloso populismo nazional-sovranista che sta montando in Europa. E aggiungendo la solidarietà per i più bisognosi, la fraternità nei rapporti sociali, e la carità cristiana come segno dei diritti umani . Tutti valori da tradurre in politica con l’aiuto della profezia marinara di Bergoglio.
Mi viene da pensare che il Governo Draghi di unità nazionale è solo un anticipo del percorso da fare e di quello che ci attende.
Mi sbaglierò, ma in questo momento rivolto nel mondo cattolico alla ricerca di un centro spaziale-politico perduto, aiutata da una legge proporzionale, da Manifesti per un nuova Dc di Centro, da nuovi e tanti partiti e partitini personali di Centro , da diversi e solitari frammenti centristi, di Moderati di Centro, e chi più ne ha più ne metta, di queste idee ne vedo poche.
Mi auguro, ed auguro ad Enrico Letta, che con il suo profilo, con la sua storia, e con le sue radici culturali, sia proprio lui a decretarne il superamento , avendo in testa , come ha detto, di creare un “…partito nuovo”!
Letta in questo suo proposito è facilitato. Perché incrocia una fase politica e di governo, in cui si è appena iniziato a capire, benché proposto dalla pandemia, che , come detto, bisogna “remare il più possibile insieme”. Avendo come rotta quell’Europa politica e unita ancora per poco, criticata per opportunismo elettoralistico da partiti fuori dalla storia perché ancorati al passato.
Esattamente un anno fa, di fronte ad una Piazza S. Pietro deserta e anticipando la sua enciclica sociale “Fratelli tutti”, su cui ritorna in questi giorni con un convegno l’associazione “Città dell’Uomo”, papa Bergoglio faceva sentire a tutto il mondo il suo profetico convincimento di valenza sociale e laica più che teologica :a “nessuno si salva da solo”!
Ricordiamolo per gli anni a venire anche nelle vicende politiche.