Il futuro è all’orizzonte e sollecita la nostra partecipazione

La Politica dovrebbe occuparsi della qualità della vita di ogni cittadino, cambiando i parametri del benessere, per questo abbiamo il dovere di mirare a un progetto politico basato sull'Umanesimo civile 5.0.

Quanti saranno gli italiani residenti? Quali lavori faremo? Chi pagherà le pensioni? Chi si prenderà cura degli anziani? Quale sarà la temperatura della terra? Come sarà la democrazia? Le risposte a queste domande sono già scritte, almeno in parte, ma dalle scelte politiche di domani dipenderà la qualità di vita degli italiani nei prossimi decenni. Il futuro è lontano solo per chi guarda alle “prossime elezioni”, vicino per chi guarda alla “prossima generazione”. 

Secondo l’Istat, la popolazione italiana passerà da 59,6 milioni di inizio 2020 a 58 nel 2030, a 54,1 milioni nel 2050. Ci saranno 12 milioni di italiani in meno nel giro di mezzo secolo. Nessuno può prevedere con precisione il singolo lavoro del futuro, ma possiamo prevedere le macro aree di competenza. Alcune professioni scompariranno a causa dell’Intelligenza Artificiale, altre nasceranno o si evolveranno per adattarsi alle nuove esigenze della società e dell’economia. Tra i lavori più richiesti nel futuro ci saranno quelli legati al digitale, al green, alla salute, alla cura della persona e alla creatività. 

L’Italia sarà uno dei paesi con il maggior numero di pensionati e over 50 inattivi ogni 100 lavoratori (OCSE). Il rapporto potrebbe arrivare a 1-1 o addirittura invertirsi. Gli anziani in Italia nel 2050 saranno molti di più di oggi. La popolazione over 65 passerà dal 24% del totale nel 2020 al 34,9% nel 2050 (Istat). 

Secondo il rapporto dell’Ipcc, il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite, la temperatura media globale, nel 2050, potrebbe aumentare di circa 1,4-1,8 °C nel caso di una forte riduzione delle emissioni. Oppure potrebbe aumentare di oltre 3 °C qualora la cooperazione globale non dovesse scattare. 

La democrazia liberale sarà a rischio se non riusciremo ad intervenire sul rapporto politica-partecipazione. Solo con un modello di partecipazione attiva, potremo salvaguardare la democrazia ed arginare la spinta populista verso la democratura. Dobbiamo superare la contrapposizione tra Politica (“sporca”) e società civile (“pulita”).

Questi sono dati oggettivi, non riguardano una parte politica, bensì l’intera nazione ed è all’interno di questa cornice sociale ed economica che ogni pensiero politico dovrà immaginare la società nel 2050. La Politica dovrebbe occuparsi della qualità della vita di ogni cittadino, cambiando i parametri del benessere, per questo abbiamo il dovere di mirare a un progetto politico basato sull’Umanesimo civile 5.0. La cura di ogni persona umana, la comunità in cui vive, l’aria che respira, la qualità del lavoro e del tempo libero, la corresponsabilità di tutti i cittadini e la passione civile, l’integrazione tra spazi fisici e digitali.  Su tutto questo dobbiamo essere pronti a muoverci con intelligenza e passione, per “mettere a terra” un programma ben articolato, senza svolazzi demagogici, capace di coniugare speranza e responsabilità.