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mercoledì, 26 Novembre, 2025
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Il giornalismo schierato e parziale: l’insana voglia di vedere il marcio dappertutto

Il caso Garofani trasformato in farsa nazionale: un giornalismo incapace di comprendere i contesti, travisa le conversazioni private, alimenta sospetti e polarizzazione, confondendo opinione personale e cospirazione politica.

È stata la seconda carica dello Stato, il presidente “super partes” Ignazio La Russa, che con tutte le sue note cadute di stile mi ha ricordato giorni fa che il caso scandaloso e dirompente di un consigliere del Capo dello Stato, Francesco Saverio Garofani, non si era ancora chiuso.

Un caso che ha avuto come protagonisti un quotidiano italiano e il suo direttore, tra i più corretti, imparziali e obiettivi del panorama giornalistico italiano, non a caso titolato La Verità. Hanno fatto capire sin dove arrivano la banalità e la superficialità partigiane di una (s)corretta etica professionale dell’attuale giornalismo italiano.

Garofani e la normalità del pensiero privato

Ci ritorno in punta di piedi citando le parole, da me totalmente condivise, che ci siamo scambiati giorni fa con uno dei più cari amici di Garofani, Pio Cerocchi:

«(…) penso che un uomo con tre legislature in Parlamento non possa non avere opinioni politiche, ed è abbastanza normale che in privato ne metta a parte gli amici».

Garofani è stato – come noto – imputato, e denunciato in pieno Parlamento, di tramare, sicuramente assieme a quel Presidente Mattarella che sino all’altro ieri ha parlato di “amicizia e collaborazione” anche tra nemici, di tramare, dicevo, un colpo di Stato per cacciare la Meloni, con un’invasione del “Capitol Hill italiano”, cioè piazza Montecitorio.

Naturalmente aiutato dai suoi amici romanisti presenti quella storica sera, in quella storica cenetta, con una utile e storica spiata di un certo Mario Rossi. Anche lui eticamente robusto e seduto a tavola, ma tradendo i suoi co-tifosi, registrando di nascosto liberi scambi di opinioni tra supposti fraterni sodali.

Le denunce sono arrivate dall’ex Fronte della Gioventù (FdG) e missino (MSI) Bignami, che – onorando il suo cognome – ha fatto un riassunto veloce di una battuta goliardica, senza entrare nei particolari di alcune esternazioni fatte col sorriso sulle labbra nel corso di una “tavolata fra vecchi amici romanisti”.

Il profilo di Garofani, non la sua caricatura

Conosco anch’io Garofani da moltissimi anni. E so dunque bene delle sue qualità morali e del suo alto ed equilibrato spessore culturale. Conosco anche i suoi valori politici, formati all’insegna di un avanzato e laico cattolicesimo democratico “adulto”, oggi inesistente.

Aggiungo, senza scandalizzare, che da sempre ho ravvisato anche influssi morotei nel suo atteggiamento educato, gentile e a bassa voce, in tutte le circostanze dei suoi rapporti interpersonali, molto somiglianti a quelli del suo “consigliato” Mattarella.

Detto ciò, è stato però proprio tutto questo che mi ha fatto pensare a ciò che ha scritto Pio Cerocchi, quando accenna alla “normalità” di una sua esternazione. Secondo me, in quella circostanza affine e contraria anche all’allenatore della “sua” amata Roma, al capo del “suo” rispettato partito, all’attuale presidente della sua associazione giovanile: “serve un provvidenziale scossone” …contro la Meloni. Questo è stato il “complotto” di Garofani! Anche se, come tutti sappiamo, frasi del genere sono più che normali nelle chiacchierate fra tifosi, con un bicchiere di vino di fronte.

I paragoni impropri e le interpretazioni maliziose

Bisognerebbe farlo sapere di nascosto a Belpietro, ma non mi scandalizzerei se Papa Leone XIV avesse qualche consigliere silenziosamente filoamericano e trumpiano, amico riservato di Burke e di Bannon, che si augura – anche lui – “un provvidenziale scossone” nei confronti del suo “primo ministro” Zuppi.

L’attuale presidente della CEI che, con una secolarizzazione galoppante e le chiese vuote, denuncia la “fine della cristianità” come fenomeno sociale e culturale, “ma non del cristianesimo” come personale valore comportamentale e di fede.

Un presidente, notoriamente cattocomunista, seguace del teologo Gutiérrez e della sua Teologia della liberazione, attivista della “staliniana” Comunità di Sant’Egidio. Ma odiato dai cardinali filotrumpiani sicuramente presenti nella CEI, e verso il quale “serve qualche scossone”.

«…Era una chiacchierata in libertà fra amici» ha sottolineato Garofani. Con molta onestà e signorilità, ignorate da Belpietro e dal “bignamino”.