C’è una insanabile contraddizione nella politica economica del Governo italiano ed è simboleggiata proprio dal rapporto con l’Europa.Non mi riferisco al conflitto tra Roma e Bruxelles sulla questione del rispetto dei parametri di bilancio. Questione in se abbastanza grave, che vedremo come sarà risolta. Può darsi che sul piano diplomatico qualche compromesso si troverà.
Mi riferisco invece al fatto che il Governo Italiano, per supportare la propria strategia orientata al consenso immediato, sta minando alla radice e a trecentosessanta gradi il rapporto di fiducia con l’Europa ed in particolare con Francia e Germania.Il problema – ecco a mio parere la contraddizione insanabile – è che invece solo il rafforzamento del rapporto politico tra i principali Paesi Fondatori dell’Unione Europea può consentire il decollo di una nuova strategia europea orientata – come giustamente viene auspicato – alla crescita economico-sociale.Viste le condizioni della finanza pubblica di molti Paesi (e la pesantezza del debito pubblico di alcuni, in primis l’Italia) solo una forte iniziativa europea può stimolare una nuova fase di crescita duratura, qualificata ed inclusiva.
Ciò riguarda almeno tre terreni di vitale importanza.Primo: l’assunzione della “clausola sociale” (lotta all’impoverimento e alla crescita delle disuguaglianze) come secondo pilastro del Patto di Stabilità e Crescita, accanto a quello della stabilita della finanza pubblica degli Stati Membri.
Secondo: il rafforzamento di una comune strategia di cooperazione economica con i principali nuovi protagonisti degli scenari competitivi globali, ad iniziare dalla Cina.
Terzo: l’avvio di un ciclo straordinario e massiccio di investimenti pubblici (e pubblico/privati) orientati in primo luogo a ridurre il gap competitivo tra Europa e Paesi emergenti: infrastrutture fisiche e telematiche; formazione, conoscenza e ricerca; ecologia.Nessun singolo Paese da solo, men che meno il nostro, può mettere in campo una strategia di investimenti strategici di questo tipo a carico dei propri Bilanci Pubblici Nazionali.
Solo uno sforzo congiunto dell’intera zona Euro può farlo, attraverso l’emissione di Bond garantiti dal Bilancio comune dell’euro zona.
La quale però deve essere strutturata con una comune strategia finanziaria ed economica e dotata di una autorità politica preposta a gestirla (il più volte evocato Ministro dell’Economia dei Paesi Euro).Tutti tre questi obiettivi vitali esigono ovviamente forte volontà politica e grande fiducia reciproca.
Esattamente il contrario di ciò che ha fatto in questi mesi in Europa il Governo Italiano.
Si tratta, infatti, di obiettivi incompatibili con qualsiasi tendenza sovranista e nazionalista: puntano proprio al contrario.Il Governo Italiano – sul fronte comunitario – si è invece incredibilmente allineato ai Paesi più ostili a questa prospettiva di rilancio del progetto europeo e – sulla scena internazionale – appare in sintonia con tutti i “nemici” dell’idea europeista, deragliando così dal solco pluridecennale della politica estera italiana, senza che ciò abbia prodotto la ben che minima discussione parlamentare e pubblica.
Per contro, ha aumentato la distanza rispetto ai principali due interlocutori che, pur con tutte le loro difficoltà anche di politica interna, stanno cercando di mantenere aperto un percorso di questo genere: la Germania di Angela Merkel e la Francia di Emanuele Macron.Per queste ragioni, l’azione del Governo di destra oggi alla guida del nostro Paese non è censurabile perché “ci mette contro Bruxelles”, ma perché ci mette in rotta di collisione con noi stessi, con il nostro interesse di italiani e di europei, con il futuro possibile dei nostri figli.
Il Governo Italiano depreda il futuro ai nostri figli
C’è una insanabile contraddizione nella politica economica del Governo italiano ed è simboleggiata proprio dal rapporto con l’Europa.