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sabato, 21 Giugno, 2025
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Il nocciolo della guerra: tra uranio, parole e streghe

Dal lessico della fisica nucleare al mito di Nocciola, passando per l’opacità geopolitica: la crisi Israele-Iran come riflessione sulla pace negata. Eccolo, il vero nocciolo della questione.

Il nocciolo e la bomba

Almeno in apparenza il nocciolo della questione, che ha scatenato la guerra di Israele contro l’Iran, è il pericolo dell’approntamento di una bomba atomica che metterebbe potenzialmente in pericolo “il popolo eletto”.

Il nocciolo è una strana parola che deriva dal latino nucleus, qualcosa che oggi verrebbe subito da rimandare all’atomo e a quanto ancora attiene a quella materia di scienza fisica.

Tutto sembra concatenarsi senza scampo in una miscela di fatti e vocaboli che portano al conflitto in corso. Per quanto si legge, l’AIEA (l’Agenzia internazionale per l’energia atomica) sentenzia che l’Iran ha arricchito al 60% l’uranio di 400 chili in suo possesso, accusandolo di opacità di informazioni.

Dall’AIEA a Trump: il conflitto annunciato

Nel 2015, con tanto di atto formale, l’Iran si impegnò ad assicurare totale accesso ai suoi impianti agli ispettori dell’AIEA, limitando l’arricchimento sotto la soglia dell’uso civile senza mai ostacolare la visita degli esperti controllori. Tre anni dopo, Trump si rimangiò poi quell’intesa e adesso si è allo scontro.

L’AIEA si è ora pronunciata denunciando un’opacità dell’Iran circa il report relativo all’arricchimento in questione, ed è successo il finimondo che sappiamo.

Non c’è peraltro alcuna dovizia di particolari su questa fumosità di notizie, che ripudiano esattezza e precisione e si conformano più al gioco delle ipotesi, dei sospetti e delle possibili future cattive intenzioni.

L’opacità e la sostanza

C’è il rischio di restare impantanati nella nebulosa del Granchio o in quella del Nord America, dove quest’ultima potrebbe restare vittima di un abbaglio facendo fuori uno “spennuto” crostaceo invece di un succulento pesce.

Comunque sia, prevenire è meglio che curare: è la regola che si è dato Israele ed ha mosso guerra.

L’arricchimento dell’uranio ha per opposto la scarsezza delle certezze, il contrario dell’abbondanza di dati che possano certificare l’imminenza del traguardo di una bomba in mano all’Iran.

C’è una sostanza che sfugge. Ci sono sostanze che mancano all’appello.

Nocciola, Pippo e il vero nocciolo

L’opacità è un termine ambiguo, proprio come il suo significato. Si traduce in qualcosa di oscuro, che non ha alcuna trasparenza. Potrebbe anche lodarsi per avere sostanza a dispetto di una trasparenza priva di carattere e di personalità, assai simile al vuoto e all’inconsistenza.

Con altra lettura, l’opacità può anche ricondursi a qualcosa di ombreggiato, addirittura in grado di dare conforto. Di converso, può anche definire una condizione ombrosa che può togliere luce alla certezza dei fatti.

Nel dedalo delle parole, delle interpretazioni e dei significati, accade che missili e bombardamenti corrono da una parte all’altra mietendone vittime a tutto spiano.

Nocciola è il personaggio di Topolino che entra in crisi perché nessuno più crede alle streghe, fino ad andare in depressione e a farsi curare da uno psicologo.

Alla fine viene risollevata nel morale da Pippo che si dice invece certo dell’esistenza delle fattucchiere. Nocciola vola via a cavallo di una scopa, felice e contenta del riacquistato riconoscimento del ruolo e della dignità della sua persona, forse superando l’angusta dimensione della nebulosa di Testa di Strega.

Non sa che Pippo si è espresso per bontà dicendo a se stesso:

“In fondo basta poco per fare felice qualcuno… come la simpatica Nocciola, che crede di volare su una scopa!”.

Ecco che a volte, in presenza di alcune circostanze, ci vorrebbe il coraggio di saper essere capaci di andare al vero nocciolo della questione, che è la pace e non altro. Anche ingannandosi, ma in obbedienza a un superiore amor di pace.