Qual è l’alternativa, consegnare il drappello dei renziani all’ardua prova dell’isolamento? È un discorso che sa tanto di ripicca, non di lungimiranza e serietà. Invece il Paese ha bisogno di riconoscersi in un progetto serio.
Dopo l’incontro con Letta, l’accoppiata Fratoianni-Bonelli lascia aperta la strada dell’accordo. Il nodo sarà sciolto nelle prossime ore, al massimo tra due giorni. Tutto lascia intendere però che l’alleanza guidata dal Pd si accinge a gestire l’ingresso della componente rosso-verde. Resta da vedere fino a che punto Calenda accetti di coprire l’operazione di allargamento a sinistra, con evidenti ripercussioni dirette o indirette sul profilo programmatico e politico della coalizione.
I dubbi sulla validità di questa scelta sono molti. Il rischio è che la somma algebrica dei voti provenienti dalle posizioni più divaricate sia più bassa del previsto. Non si darebbe l’idea di un vero “fronte repubblicano” giacché questo, per essere credibile, dovrebbe avere confini ancora più larghi, coinvolgendo anche Renzi. A tale riguardo, come si sa, le resistenze sono ancora forti, se non decisamente insuperabili. Semmai riecheggia qua e là, nonostante tutto, l’auspicio di un recupero in extremis del M5S. Anche nel Pd, sotto traccia, opera questa suggestione.
Tuttavia, con un po’ di coraggio, Letta dovrebbe accontonare la trattativa con i rosso-verdi – basterebbe limitarsi a constatare l’incongruità di un accordo proprio con gli avversari dell’Agenda Draghi – e lanciare un appello a Italia Viva. È un’ipotesi difficile da gestire, essendo palese l’accumulo di rancori e diffidenze tra le parti, ma niente affatto peregrina. Anzi, avrebbe dalla sua il valore di un innesco positivo in funzione della più limpida e coerente rielaborazione della politica di centro sinistra. Significherebbe, in altri termini, il varo di una proposta capace di mobilitare l’elettorato più sensibile alle ragioni di un riformismo ‘senza se e senza ma’, la cui cifra identificativa appartiene alla stessa formazione originaria del Pd.
Anche Calenda è chiamato a farsi carico di un gesto di responsabilità. Può scegliere di blindare per avarizia il patto con Letta o viceversa, con la giusta dose di generosità, aiutare Letta a rafforzare strategicamente il carattere riformista della nascente coalizione. Qual è l’alternativa, consegnare il drappello dei renziani all’ardua prova dell’isolamento? È un discorso che sa tanto di ripicca, non di lungimirante predisposizione a un rilancio in grande stile della politica di modernizzazione del Paese. C’è in fondo l’esigenza di riaggregare un elettorato che sconfina razionalmente nell’astensionismo a causa di questa dispersione di energie e, per meglio dire, a seguito di questa riluttanza a fare sul serio.
Invece è la serietà a volteggiare come monito e speranza sul capo degli italiani, nello scenario di una campagna elettorale che si annuncia particolarmente impegnativa e severa.