La stampa progressista, anti governativa, radical chic e anti von der Leyen continua a parlare di “spirito unitario europeo” e, al contempo, si continua a rimuovere l’azione politica e culturale – decisiva e determinante – di chi quello spirito europeista lo ha declinato sin dall’immediato secondo dopoguerra. E cioè, Alcide De Gasperi, Robert Schuman e Konrad Adenauer. Statisti e leader politici riconducibili alla tradizione della Democrazia Cristiana, italiana ed europea.
Francamente è un mistero. Ma se poi si indaga anche solo leggermente su questa distrazione, la spiegazione è persin troppo semplice da descrivere. Ovvero, il tarlo persistente dei circoli progressisti, laicisti e radical chic nostrani, e storicamente, non hanno mai digerito l’apporto del pensiero, della tradizione e della cultura del cattolicesimo politico italiano nel declinare un vero e credibile progetto europeista. Chi avesse ancora qualche dubbio al riguardo è appena il caso di riascoltare qualche sprazzo degli interventi sul palco della manifestazione di Piazza del Popolo di Roma per rendersene conto. La solita giostra di attori, comici, presunti intellettuali, conduttori televisivi e giornalisti che tutto possono dire e fare tranne uscire dal recinto culturale della solita sinistra salottiera, spocchiosa, aristocratica, moralmente superiore, milionaria ed ovviamente progressista. Insomma, in un’area persin troppo nota da essere ancora una volta ricordata e descritta. Area che tollera anche la presenza dei cattolici che, però, siano organicamente funzionali alla “causa”. Come, appunto, il palco di Piazza del Popolo ha platealmente confermato.
Ora, e al di là del giro di Repubblica e di tutto ciò che lo caratterizza – noto e conosciutissimo da svariati lustri – quello che francamente stupisce ed addolora è la sostanziale rimozione del magistero politico, istituzionale, culturale e anche etico di De Gasperi e di tutta quella classe dirigente cattolica che era, e resta, la più titolata ad essere ricordata e citata quando si parla di radici ideali dell’Europa e di un credibile progetto europeista. Eppure, come noto ed evidente, quella citazione manca. Anzi, è addirittura rinnegata perchè sono sempre e solo altri – altrettanto autorevoli ma politicamente molto meno titolati – ad essere osannati e stracitati quando si parla di riscoprire uno “spirito unitario europeo” e, addirittura, una “difesa comune europea”.
Perché tutto ciò? Forse, e senza ridicole pregiudiziali politiche, ideologiche e personali, è il caso di guardare in faccia la realtà e prendere atto chi ha il coraggio, e la coerenza, oggi di continuare a rifarsi al pensiero degasperiano anche e soprattutto nella concreta declinazione di un progetto europeista nella società contemporanea. E nel contesto reale con cui dobbiamo fare i conti dopo l’avvento della nuova amministrazione americana da un lato e il conflitto russo/ucraino dall’altro. Nella maggioranza di governo, piaccia o non piaccia, Forza Italia è l’unico partito che persegue concretamente quella politica e quei valori. Nel campo largo o ex campo largo che sia, coerente e e coraggiosa è la posizione espressa da Carlo Calenda anche se il suo partito è, del tutto legittimamente, radicalmente estraneo alla cultura, al pensiero e alla tradizione del cattolicesimo politico, popolare e sociale. Il resto, come ovvio, non è pervenuto. O meglio, e per essere onesti intellettualmente, prescinde da tutto ciò che è seppur solo lontanamente riconducibile al pensiero degasperiano.
Ecco perché, parlando proprio delle radici culturali, politiche ed anche etiche dell’Europa, se c’è un’iniziativa urgente e necessaria che oggi si deve assumere è quella di rileggere e riattualizzare il magistero politico di Alcide De Gasperi. Un’iniziativa che può essere assunta solo da coloro che continuano a credere in quei valori e, soprattutto, a riconoscersi in quel magistero politico e civile.
Cioè i cattolici democratici, popolari e sociali. Certo, non possiamo aspettare – e anche comprensibilmente – che siano i circoli elitari di Repubblica e tutto il caravanserraglio che li attornia, i radicali/estremisti di Schlein, Fratoianni e Bonelli o i populisti di Conte e Salvini i promotori di questa iniziativa politica. Al riguardo, verrebbe proprio da dire, mutuando un vecchio slogan del movimento femminista, “se non ora quando”?