Il ruolo delle riviste nell’impegno politico dei cattolici democratici e popolari.

Attorno ad esse è cresciuta una classe dirigente. Le riviste erano e restano strumenti di formazione e di approfondimento politico e culturale che non possono essere maldestramente storicizzate o archiviate.

C’è un aspetto storico, tra i tanti, che ha caratterizzato ed accompagnato l’area cattolico democratica, popolare e sociale nel nostro paese: la presenza delle riviste politiche. Perchè attorno alle riviste sono nate correnti di pensiero, si sono formate aggregazioni politiche, sono cresciute intere classi dirigenti e, soprattutto, la politica era sempre protagonista. È stato proprio il direttore del Domani d’Italia, Lucio D’Ubaldo, a ricordarcelo indirettamente pubblicando una copertina della storica rivista di Carlo Donat-Cattin e della sinistra cattolica e progressista dell’epoca, stampata e venduta dal 1967 al 1974, “Settegiorni in Italia e nel mondo”, a proposito del golpe militare in Cile nel 1973. 

Certo, non si può vivere di nostalgia né, tantomeno, si può guardare avanti con lo sguardo rivolto all’indietro. Anche perché le stagioni storiche scorrono rapidamente e le stesse fasi politiche non sono mai uguali a quelle che le precedono. Tenendo presente, come ci ammoniva Guido Bodrato, che nella politica – soprattutto in quella contemporanea – esiste sempre la categoria della “imprevedibilità”, cioè fenomeni ed eventi che non sono pianificabili e che possono sconvolgere il corso stesso della politica e della vita democratica dei partiti. Ma le riviste, comunque sia, erano e restano strumenti di formazione e di approfondimento politico e culturale che non possono essere maldestramente storicizzate o archiviate come fenomeni del passato. Anche perché l’alternativa è il modello grillino: e cioè, la casualità e l’improvvisazione al potere. Che, nel caso specifico, significa l’affermazione del populismo anti politico, demagogico e qualunquista.

Ed è proprio dal mondo cattolico democratico e popolare che deve ripartire una fase di rinnovato impegno politico che non può, tuttavia, non essere accompagnato dalla presenza di riviste di formazione e di dibattito. Carta stampata o in versione online non fa alcuna differenza perchè sono i contenuti ad avere la priorità e non la forma grafica.

Ora, è di tutta evidenza che la stagione dove ogni corrente della Dc aveva la sua rivisita politica non è più riproponibile. E non solo perchè non esiste più la Democrazia Cristiana ma anche, e soprattutto, perchè la cultura politica del cattolicesimo politico italiano si è pericolosamente affievolita in questi ultimi tempi a vantaggio di una presenza politica ininfluente e del tutto evanescente. Ma, se si vuole ritornare ad essere protagonisti nella cittadella politica italiana, il capitolo delle riviste non può più essere eluso. Pena l’eclissi progressivo del pensiero e della cultura politica di riferimento. Riviste cattolico democratiche e popolari che avevano anche il merito di anticipare ciò che poi capitava concretamente nella politica italiana ed internazionale, come ci ha ricordato appunto lo stesso D’Ubaldo pubblicando un articolo di “Settegiorni” sul Cile scritto da Pino Di Salvo nel lontano 1973.

E questo perchè a volte dal passato si ricavano le ragioni e le lezioni per orientarsi anche nel presente. Come, per esempio, sull’importanza delle riviste per chi è impegnato in prima linea nella lotta politica quotidiana.