Non dimentichiamo che fanno la gioia degli studiosi i discorsi di Moro alla Fiera del Levante. Intrisi di pensiero, condensavano le ragioni del meridionalismo democratico e davano conto dei progressi del Paese. Oggi nessuno pretende che Salvini abbia gli strumenti per stare all’altezza della lezione morotea. Fa quel che può, senza risparmiarsi.
Ed ecco che a Bari, proprio nella cornice della Fiera, lo statista del Papete è riuscito a superarsi…in negativo. Il suo sforzo è stato quello di parlare bene di se stesso, nemmeno del governo. Ha fatto il primo attore con l’aiuto di Emiliano e Decaro, i dioscuri della sinistra pugliese “di governo e di governo” (lasciamo perdere la lotta!). Tutti insieme, appassionatamente, per una cerimonia che doveva prestarsi alla comune impresa di fare il vuoto attorno a un altro ministro, per altro assente: Raffaele Fitto, notoriamente colpevole di mirare al ruolo che ricopre Gentiloni in Europa e di pompare consenso, nella regione di cui fu giovane Presidente, con le armi del “suo” Pnrr.
Uno spettacolo avvincente. Ora, nessuno ha spiegato a Elly Schlein che a Bari il suo partito radicale fa da scendiletto, quando serve, alla posizione radicale della destra e che i dioscuri pugliesi applicano così quel “radicalismo dolce”, fatto di dolci abbracci con Salvini, che Prodi ha scodellato per gli affamati di vera alternativa di governo. Poi ci si lamenta che la Segretaria voglia fare piazza pulita soprattutto nella periferia del partito, avendo la premura al Nazareno di parlare a nome della sinistra che “soffre” quando altrove, stando ai fatti, si materializza la sinistra che “s’offre”.
Non importa che a sovrastare lo spettacolo della Fiera abbia provveduto il fantasma della signora Le Pen, invitata platealmente da Salvini, nelle stesse ore, all’imminente raduno della Lega. Il sovranismo tesse le trame a Bari e scalda i cuori a Pontida. Ebbene, Emiliano e Decaro hanno fatto finta di non sapere e di non capire: nessun commento, nemmeno per sbaglio, ma solo strizzatine d’occhio all’insegna della responsabile collaborazione istituzionale. Lo stile non è acqua. Le cronache registrano, all’opposto, che intristito in generale per il lessico salviniano il Rettore dell’Università, Stefano Bronzini, abbia abbandonato anzitempo il padiglione centrale della Fiera. A Bari, d’altronde, è iniziato il dopo Decaro. Per parte sua il sindaco rivendica grandi meriti, essendo lui, in giro per l’Italia, il banditore della “école barisienne” allo sviluppo sostenibile. Tuttavia, nello stesso centrosinistra gli rimproverano l’oblio di cose importanti, come la definizione del Piano regolatore della città.
Dunque, un uomo di lettere s’indigna e se ne va, mentre un uomo del fare, con la fascia tricolore, non s’aduggia e non si scansa, ma concelebra il connubio virtuale di populismo e sovranismo. Chi ha ragione, il Sindaco o il Rettore?