Ci mancava solo più questa. Quel simpaticone di Piero Fassino, ex turbo renziano e storico sponsor del segretario che di volta in volta vince – a dir la verità uno stile che accomuna quasi tutti nel Pd – adesso in nome e per conto del rinnovamento del partito, del superamento delle correnti e della necessità di favorire un sacrosanto ricambio generazionale, ha fondato un’altra corrente. No, pare non sia una bufala o una fake news. Si tratta proprio di una notizia vera. Anche se non sappiamo più quante siano. Ne abbiamo ormai perso il conto. Certo, una corrente fondata da Fassino in nome del “cambiamento” fa indubbiamente notizia. Questo è indubbio.
Innanzitutto per come si chiama, “Iniziativa democratica”. Come la storica corrente di Amintore Fanfani e Aldo Moro negli anni ‘50 che ebbero lo straordinario merito di inaugurare la prima grande stagione politica di centro sinistra nel nostro paese. Certo, parliamo di due grandi statisti. Tuttavia, credo che il solo nome di questa nuova ed ennesima corrente Fassiniana non meriti ulteriori commenti…
In secondo luogo, un’altra corrente – ancora! – per combattere il male atavico del correntismo organizzato. Certo, è decisamente positivo e da non sottovalutare che un ex o post comunista – ma sempre comunista resta – riscopra finalmente, e sempre di più, il valore e la valenza delle correnti o delle varie sensibilità culturali che siano. Una prassi, come noto, che ha caratterizzato la storica e gloriosa esperienza cinquantennale della Democrazia Cristiana. Ma c’è un elemento da non trascurare. Nel caso della Dc si trattava di “correnti di pensiero” e, soprattutto, di componenti che rappresentavano pezzi di società, culture politiche, interessi sociali, mondi vitali e rappresentanze categoriali e professionali. Nel caso del simpatico Fassino, – da buon comunista – si tratta semplicemente di fatti personali che attengono all’interesse contingente della “ditta”. Non a caso, la corrente del Nostro è spuntata come un fungo dall’oggi al domani ed è legata, come tutti sanno, alla potenziale vittoria dell’ennesimo segretario da appoggiare per poi ottenere candidature, presenze negli organigrammi di partito e, mai demordere, anche a possibili e futuri ruoli istituzionali.
E poi c’è il terzo aspetto. Il più gustoso e il più divertente. Una nuova corrente – pardon, un luogo di riflessione e di approfondimento politico e culturale – per rafforzare il rinnovamento della politica, favorire il suo cambiamento e, soprattutto, coltivare l’indispensabile e necessario ricambio della classe dirigente. Ora, detto fra di noi, abbiamo perso per strada quanti sono i mandati del Nostro in Parlamento. E, soprattutto quanti saranno ancora… e noi, sia ben chiaro, siamo felicissimi di tutto ciò. Ma quel che colpisce di più è il pulpito da cui arriva quella simpatica predica, ovviamente laica, per la sua nota coerenza e lungimiranza.
Ecco, bastano tre semplici osservazioni non per farci una risata sulla ennesima piroetta del simpatico Fassino ma, soprattutto, per evidenziare un aspetto. Questo sì indiscutibile ed oggettivo. Ovvero, c’è ormai una dissociazione radicale e quasi scientifica nel Pd tra ciò che si dice e ciò che si fa. O meglio, tra ciò che si promette solennemente e ciò che si pratica concretamente. E, alla luce di questa banale e quasi elementare considerazione, quel partito ha però un problema. E cioè, purtroppo per loro, adesso se ne sono accorti anche gli elettori. Purtroppo anche quelli più incalliti. E la recente ed ultima performance del simpatico Fassino non fa che confermare tutto ciò.