L’ex governatore Rajan indica come alternativa rigida all’opposizione tra Stato e mercato lo spostamento dell’enfasi verso il ruolo rafforzato del “civile”, ovvero del potere e della vitalità delle comunità locali.
Come ha ricordato Paolo Valentino sul “Corriere della Sera”, i natali del successore di Angela Merkel alla Cancelleria tedesca, il socialdemocratico Olaf Scholz, sono a Osnabruck, sede della storica pace di Westfalia (1648). Come si sa, il trattato venne firmato in due località separate a causa dei dissidi tra cattolici e protestanti. Dapprima si riunirono i cattolici a Munster e successivamente i protestanti a Osnabruck. Come mediatori furono invitati il nunzio pontificio (Fabio Chigi) e l’ambasciatore della Repubblica di Venezia (Alvise Contarini).
I due trattati, firmati con i cattolici e con i protestanti, sancirono la sconfitta delle ambizioni asburgiche di imporre il cattolicesimo come religione ufficiale, decretando invece la libertà degli Stati in materia di fede e, di fatto, una larga affermazione del protestantesimo nel territorio dell’attuale Germania e nei Paesi del nord Europa, secondo il noto principio cuius regio, eius religio. La pace di Westfalia è particolarmente importante perché definì gli assetti dell’Europa (almeno di una parte cospicua del continente) per i successivi tre secoli. Oggi la conclusione dell’era Merkel impone a Berlino di ripensare profondamente il proprio ruolo, dentro e fuori i confini nazionali. Molti commentatori hanno sottolineato le possibili conseguenze politiche di questo “regime change”.
In questa sede intendiamo evidenziare alcuni aspetti di natura economica. Con un governo a trazione Spd-Liberali-Verdi, è probabile un’accelerazione sul fronte della riconversione ecologica e della riduzione delle disuguaglianze sociali (ancora evidenti in alcuni Lander della Germania Est). Un passaggio ulteriore sarà il ripensamento della politica monetaria, anche alla luce dei mutamenti prodotti dalla pandemia. Il governatore della Bundesbank, Jens Weidmann, ha recentemente sottolineato come la Bce dovrebbe “smetterla di monetizzare il debito a breve termine”. In altre parole: Recovery Plan sì, ma con un attento monitoraggio da parte dei Paesi “frugali”. Dunque, si profila un quantitative Easing da terminare al più presto (entro il 2022). Infatti una parte dell’ortodossia economica tedesca, pur sottolineando la necessità di una progressiva riduzione degli stimoli monetari (il cosiddetto tapering), al contempo avverte l’urgenza di un recupero delle comunità locali, sfibrate da un anno e mezzo di crisi pandemica.
Simili considerazioni sono state espresse dall’ex governatore della Banca centrale indiana, l’economista Raghuram Rajan, in una recente conversazione su “Avvenire”. Rajan è autore di un importante volume dal titolo “Il terzo pilastro: la comunità dimenticata da Stato e mercati” (Bocconi University Press).
Il “terzo pilastro” traccia un quadro di ampio respiro che ci aiuta a comprendere come le tre colonne portanti della società (lo Stato, i mercati, la comunità in cui viviamo) interagiscano fra loro. Secondo Rajan, gli economisti limitano troppo spesso il loro campo di osservazione al rapporto fra Stato e mercati “delegando ad altri le sfuggenti questioni sociali”. Secondo l’economista indiano questo atteggiamento sarebbe “non solo miope ma anche pericoloso”.
Tutta l’economia è in realtà una “socioeconomia”. Nel senso che i mercati sono inseriti in una rete di rapporti umani, di norme e di valori, e nel corso della Storia il passaggio a una nuova fase tecnologica (quale quella che stiamo vivendo) ha sempre strappato il mercato dalle vecchie reti, suscitando quelle violente reazioni che oggi definiamo populismo. Ogni volta si arriva a un nuovo equilibrio, ma il processo può essere “caotico”, soprattutto se svolto in modo “disordinato”, come sta accadendo oggi. A mano a mano che i mercati crescono, infatti, crescono anche gli Stati, concentrando il potere economico e politico in hub centrali che prosperano condannando le periferie (geografiche ed esistenziali) a una progressiva marginalità.
Rajan offre un’alternativa credibile, un modo per ripensare il rapporto fra mercato e società civile, e si esprime a favore di uno spostamento dell’enfasi verso il rafforzamento del potere e della vitalità delle comunità locali, come antidoto alla disperazione e al malcontento crescenti.