HomeUltime NewsIL TRASFORMISMO C’È...

IL TRASFORMISMO C’È ANCORA. PURTROPPO.

 

Ogni sincero democratico ha il compito e il dovere di isolare la deriva populista, trasformista e profondamente diseducativa sotto il profilo politico e culturale.

 

Giorgio Merlo

 

Pensavamo che la malapianta del populismo fosse ormai arrivata al capolinea. Invece non è così. Qualcuno si era illuso del voto del 25 settembre. Ovvero, essendosi più che dimezzati i consensi dei 5 stelle rispetto alle lezioni del 2018, molti pensavano che la deriva populista, qualunquista e demagogica ritornasse ad essere marginale. Invece, appunto, era solo una illusione. Il populismo, invece, è ancora presente, radicato e addirittura in crescita. Lo dicono i sondaggi ma, soprattutto, si trova la conferma negli orientamenti della pubblica opinione. E l’ultima manifestazione pacifista di Roma lo ha persin platealmente confermato. Certo, non ci sono più gli insulti triviali e squallidi del passato ma il verbo populista viene declinato in modo ancora più pericoloso. Perchè adesso sappiamo come si manifesta concretamente riproponendo, del resto, tutti i tasselli che caratterizzano questa malapianta politica, culturale ed etica.

 

E cioè, il populismo non ha una cultura politica. Non ha una connotazione nè di destra, nè di sinistra e nè di centro. Non a caso, oggi i 5 stelle hanno scoperto di essere una “sinistra per caso”, avendo sposato un impianto seccamente assistenzialista e pauperista. Non avendo una cultura politica definita e chiara – questo è l’aspetto decisivo di ogni populismo – anche nella politica estera possono assumere decisioni originali e disinvolte. E, ad esempio, dopo aver condiviso e votato convintamente tutti gli atti parlamentari finalizzati ad aiutare concretamente il popolo ucraino, adesso riscoprono una forte venatura pacifista. Senza battere ciglio, come ovvio e scontato. Senza alcuna discussione e senza alcun approfondimento politico. Ovvero, una politica estera “à la carte”. Per non parlare delle alleanze e della costruzione delle varie coalizioni. E questo sia per il livello locale e regionale e sia per quello nazionale.

 

Tutto è reversibile e tutto è mobile. E qui interviene un altro tassello fondamentale del populismo: ovvero la prassi trasformistica come criterio di fondo per ogni scelta politica inerente, ad esempio, la definizione delle alleanze. E anche su questo versante è appena sufficiente prendere atto del comportamento concreto che il partito di Conte e di Grillo hanno mantenuto nella scorsa legislatura. Appunto, a destra come a sinistra e con i tecnocrati non c’è alcuna differenza politica, culturale e programmatica. Le alleanze, cioè, sono intercambiabili e prive di alcuna valenza politica.

 

Gli esempi si potrebbero moltiplicare ma è del tutto inutile per rendere l’idea. Il populismo, cioè, vive come prima e forse più di prima. Quello che conta rilevare è che esiste un massiccio segmento di opinione pubblica che condivide una prassi politica che mina alla radice la qualità della nostra democrazia, la credibilità delle istituzioni democratiche e l’efficacia della stessa azione di governo. Una prassi e un metodo che confliggono con la democrazia dei partiti, con il valore delle culture politiche, con la qualità e l’autorevolezza della classe dirigente e con un minimo di coerenza e di lungimiranza della politica. Cioè, tutto si può fare e tutto si può negare. Anche nell’arco di pochi giorni.

 

Ora, di fronte ad un fenomeno del genere – appunto, il populismo demagogico, qualunquista e anti politico – è quantomai necessario emarginare politicamente questa malapianta. Purtroppo, si deve prendere atto, e per l’ennesima volta, che la sinistra storica italiana, ossia il Pd, continua a vedere in questo partito populista l’alleato decisivo e strategico per costruire una prospettiva politica progressista nel nostro paese.

 

Le motivazioni di questa scelta politica restano misteriose – se non prendere atto che c’è una comune condivisione politica e valoriale tra i due partiti – ma sono sul tappeto. E, di fronte a questo scenario, ogni sincero democratico ha il compito e il dovere di isolare questa deriva populista, trasformista e profondamente diseducativa sotto il profilo politico e culturale. E questo perchè il populismo non può continuare a condizionare in modo decisivo il futuro del sistema politico italiano. Per il bene della nostra comune convivenza democratica.

Continua a leggere

Nel Pd i riformisti si trovano di fronte a un bivio

Ci sono dei momenti nella vita politica dei partiti dove è utile mettere in campo alcune categorie che, purtroppo, scarseggiano nella politica contemporanea rispetto a quella praticata nel passato. Mi riferisco, nello specifico, alle categorie della coerenza e del...

Dinamico e inclusivo, altro non può essere il Centro in formazione.

Il Centro ha finalmente iniziato la sua corsa politica. Una corsa che, è inutile negarlo, risponde ad una precisa domanda che sale dalla società italiana dopo aver registrato che questo “bipolarismo selvaggio” ha sempre più il fiato corto ed...

Monaco scomunica il progetto di Centro di Renzi e Fioroni

A volte i vecchi vizi non tramontano mai. Leggendo un articolo di Franco Monaco sul “Fatto Quotidiano” di ieri a riguardo del progetto politico di Renzi, Fioroni, i Popolari e di molti altri per dar vita ad un Centro...