Manciano, con frase di rito, potrebbe dirsi un ridente paese del grossetano che da qualche mese ha motivi per spegnere ogni sorriso sulla bocca dei suoi residenti. Una grande Società che si occupa di comunicazioni ha avuto l’arguzia di voler realizzare proprio su quel territorio un parco eolico di tutto rispetto. Otto pale alte duecento metri potrebbero fare la parte dei giganti della montagna o meglio della collina, oltretutto ornate da un impianto fotovoltaico con a supporto un massiccio sistema di illuminazione studiato a fagiolo per ragioni di sicurezza. Messe così le cose non si comprenderebbe lo sconcerto dei Mancianesi se non per la minaccia della perduta tranquillità della loro terra, anche se, quando le pale girassero, non produrrebbero poi un gran rumore.
In realtà hanno qualcosa da difendere assai più di valore del milione di bottiglie di vino che, in un film di anni fa, gli abitanti di Santa Vittoria nascondevano ad ogni costo ai nazisti che li avevano occupati. La gente di Manciano ha un animo sensibile e per un verso distaccato. Hanno preso dal loro protettore, San Leonardo, che era dedito all’eremitaggio ed era avvezzo più a guardare il cielo che agli affari degli uomini. Hanno da difendere ciò che purtroppo non si può nascondere ed è la bellezza del loro cielo stellato, tra i più ammirati d’Europa, ancora non compromesso dall’inquinamento luminoso che fa dell’Italia uno dei paesi più insozzati dalla luce tra quelli del G20.
Manciano viene da “Mancius”, cioè da “Possesso” ed i suoi abitanti tengono al loro paese e non amano quelli che vogliono sottrarre, appannandolo, quel pezzo di cielo che sta sviluppando un autentico fenomeno di turismo astronomico. A quel Comune, per farla breve. vogliono rifilare un tiro mancino ma loro non si faranno corrompere con qualche mancia di convenienza. Non si illudano quelli della Società se credono di poter vincere la resistenza messa in campo e non solo per folkore. I Mancianesi adorano il loro cielo primitivo che imparano a leggere fin da piccoli con il naso puntato verso l’alto, il buio della notte è un’oasi dove gli occhi possono riposarsi dal bagliore del giorno e sgranarsi senza tema di essere feriti o di vedere ciò che non resta in memoria per mancanza di senso.
È stato detto che l’inquinamento luminoso, per paradosso del destino, è alle stelle ma, al contrario, da quelle parti sono fieri di essere la città dove con il calar del sole la mappa degli astri stende le sue gemme non temendo possano esserle sottratte. E loro sanno come guardarle senza turbarne il pudore. C’è un ambiente minacciato da quanto di più avanzato da tecnologie ambientali. Pale contro cielo, chissà chi la spunterà. Ambiente è ambire nel saper andare intorno, circondando ciò che ti riguarda. Quel paese sogna di non essere intaccato da fasci di luce notturni. Se si andasse oltremodo avanti, spezzeranno ad ogni costo l’accerchiamento del nemico che li avvolge nell’assedio dei ricavi da portare in bilancio. Sarà perché forse sono a un tiro di schioppo da Saturnia, che pure di certe cose potrebbe intendersi, due Comuni complici sul da farsi. Il fatto è che si stenta a guardare il cielo perché è fermo e non si muove, troppo immobile per la nostra frenesia di aggiornare in continuazione le scene da passare davanti ai nostri occhi.
A Manciano hanno invece la tradizione di saper educare il tempo ad ammirare la volta celeste, così che si arresta per una volta rinunciando a se stesso ed a far battere le sue imperturbabili lancette. In estasi, ogni notte rischia di estinguersi in quella magica apnea, ma il giorno dopo e lì a godersi nuovamente lo spettacolo. C’è una nicchia di piccoli eroi o di scriteriati, o semplicemente di appassionati, che con i loro strumenti di precisione, cannocchiali con tecnologia sofisticata passano ore a studiare il cielo. C’è chi di recente ha scoperto la cometa Nishimura composta da roccia e ghiaccio. Avvicinandosi al sole evaporerà lasciando la sua traccia che incanterà quelli che sapranno orientarsi verso la costellazione della Vergine, la direzione ideale per scorgerla, ideale per chi abbia un cuore puro e immacolato di buone intenzioni. Altri preferiranno invece concentrare lo sguardo sulla curiosa costellazione della “Seppia” ed altri ancora, assai meno romantici, punteranno per un asteroide che sta commuovendo il portafoglio di chi ha interessi di tasca.
Gli hanno dato il nome di Psyche 16 forse per ammantare intime e stimabilissime ragioni per spenderci, la NASA, un miliardo di dollari, mandando in orbita un satellite che possa studiarne la composizione. Sembra sia fatto di metalli preziosissimi, ferro e nichel in misura tale da valere diecimila quadrilioni di dollari, un dieci seguito da quindici zeri. Tutto questo poco interessa a Mancianesi. A loro basta poco, far restare le cose come sono e che nessuno imbratti il loro quadro. Per quanto si legge il nome della Società che promuove il progetto sembra sia la WIND. Qualcuno mormora non proprio sotto voce, che da lì se la porti via il vento.