Intervista a Poletti: Ucraina, arbitrato internazionale per una pace stabile.

Il fondatore di The Odessa Journal spiega le difficoltà militari di Mosca. Lo spirito di sacrificio dei Russi non è infinito. Se “scoppia la pace”, l’Italia può svolgere un ruolo importante nella ricostruzione dell’Ucraina.

Proponiamo questa intervista di Alberto Mattioli ad Ugo Poletti, imprenditore milanese e residente da anni a Odessa dopo avere passato tempo anche in Russia per studiare la lingua. Sposato con una cittadina ucraina ha fondato il “The Odessa Journal” (in lingua inglese). Ha pubblicato lo scorso anno “Nel cuore di Odessa”, un libro che ripercorre la storia del paese e segnatamente di questa citta’ cosmopolita snodo cruciale tra est ed ovest, voluta dalla zarina Caterina e fondata da un nobile napoletano.

Bakhmut è rasa al suolo ma si continua a combattere ferocemente metro per metro e lo squadrone mercenario Wagner non può ancora cantare vittoria dopo avere subito ingenti perdite. Il suo strano comandante Prigozhin alterna dichiarazioni di successo ad altre ambigue ove sembra invitare Putin a cercare soluzioni per evitare che si prolonghi lo strazio del campo di battaglia. Si combatte anche a Sloviansk, colpita forte dai raid russi che hanno sventrato un palazzo. Altri cinque civili uccisi. La diplomazia occidentale, in assenza di spiragli di dialogo, resta in pressing sulla Cina perché rafforzi l’impegno per una mediazione, ma l’annunciata telefonata di Xi a Zelensky per ora non arriva. Intanto il presidente russo Vladimir Putin ha firmato una legge per la creazione di un sistema di leva digitale che faciliterà notevolmente la mobilitazione dei russi nell’esercito. Per l’Intelligence militare britannica questo è un segnale di prolungamento del conflitto. L’Ucraina ha ricevuto carri armato e jet ma per ora non pare in grado di sferrare una forte controffensiva.

Perché questa resistenza accanita a Bakhmut, cosa rappresenta questa città?

La città ha due caratteristiche che l’hanno messa al centro delle operazioni militari: 1) si trova vicino alla maggiore fonte di rifornimento russa: la ferrovia che collega il fronte a Rostov sul Don. Per attaccare hai bisogno di un flusso costante di munizioni e il settore di Bakhmut è il piú facile da rifornire; 2) si trova sulla linea piú diretta per raggiungere la cittá di Kramatorsk, centro amministrativo del Donbas controllato dagli Ucraini, che la strategia russa prevede di conquistare.

Andrebbe ricordato che la conquista di una cittá di 70.000 abitanti (oggi ne sono rimasti appena 5.000) non determina la vittoria in una guerra. Una conquista territoriale ha valore se crea un grande vantaggio per chi l’ha presa e un grave danno per chi l’ha persa. Per esempio questo succede quando si conquistano grandi cittá o ponti su fiumi importanti. Ma non basta. Nella seconda guerra mondiale i Tedeschi avevano quasi completato la conquista di Stalingrado, ma poi hanno perso la guerra.

Come vedi la situazione militare e politica russa?

I vertici militari russi hanno dovuto incassare grandi umiliazioni sul campo di battaglia da parte degli Ucraini e dopo piú di un anno di guerra si trovano con un esercito di qualitá inferiore rispetto a quello con cui hanno attaccato, per le enormi perdite tra i soldati professionisti e gli ufficiali di carriera. Oggi l’esercito russo è largamente composto da civili reclutati e senza esperienza di combattimento. Inoltre, ci sono da mesi lotte intestine tra l’esercito regolare e le formazioni di mercenari ceceni e della agenzia Wagner, che penalizzano l’efficienza e il morale.

La Russia è sempre stata molto temibile per le sue dimensioni e per la sua storia. Tuttavia, non vanno dimenticati alcuni dati economici: il PIL russo è,pari a quello della Spagna, con spese militari simili a quelle della Gran Bretagna, ma con un esercito 20 volte piú grande. Inoltre, le spese militari sono per metà assorbite dalla manutenzione dell’immenso arsenale nucleare. Si tratta quindi di un sistema economico non abbastanza ricco da sostenere un conflitto lungo, senza impoverire tutta la societá. In poche parole, la Russia abbonda di uomini da reclutare, ma giá oggi non riesce a produrre abbastanza uniformi con lo stesso colore per vestire le reclute. La risorsa piú forte della Federazione è lo spirito di sacrificio dei Russi. Ma questa dote non è eterna, e anche i soldati russi hanno smesso di combattere dopo grandi sacrifici nella prima guerra mondiale e nella guerra russo-giapponese.

Come mai Prigozhin, una delle facce piú inquietanti della leadership militare russa, ha fatto strane proposte di pace?

In effetti Yevgheny Prigozhin, il fondatore dell’agenzia di mercenari Wagner che si è distinta nella battaglia di Bakhmut, ha cominciato con grande sorpresa a parlare di pace. Dopo aver gareggiato con il capo delle milizie cecene Kadyrov nelle esternazioni piú guerrafondaie, oggi afferma che sarebbe il caso di iniziare trattative di pace. La sua milizia privata ha subito perdite enormi e non è riuscita a portare a Putin quella vittoria smagliante che aveva promesso. Queste dichiarazioni in favore della cessazione delle ostilitá sono un segnale di sfiducia verso la vittoria finale, che si sta diffondendo presso l’élite russa. Prigozhin sta costruendo l’alibi in caso di sconfitta, per non essere messo al banco dei perdenti e dimostrare che, a un certo punto, non era d’accordo nel continuare la guerra.

Il tentativo di mediazione di Xi Jinping è credibile? Ci sarà un incontro con Zelensky?

La Cina ha la possibilitá di svolgere un ruolo importante nella risoluzione del conflitto, perché non è solo il principale alleato politico della Russia, ma anche il maggior partner commerciale dell’Ucraina. Quindi nessuno dei due stati in conflitto puó ignorare la sua voce. Inoltre, la Cina è favorevole alla cessazione della guerra, perché la sua economia e la sua pace sociale dipendono dal commercio con gli USA e l’Europa. Questa guerra ha danneggiato i traffici della Cina con l’Occidente e ha bloccato l’ambizioso piano delle “vie della seta”. Ecco perché Pechino, dopo un anno di attesa, ha cominciato a parlare di pace. E se Xi Jimping avrá un incontro diretto con Zelensky, sará un notevole passo avanti, perché infrangerá il veto russo a riconoscere il Presidente ucraino come interlocutore. Potrebbe essere una svolta per mettere una data di scadenza al conflitto.

La situazione sul campo appare bloccata, la Russia non sfonda e l’Ucraina non pare poter effettuare una forte controffensiva. È plausibile che possa riprendersi tutti i territori, Crimea inclusa? Quale può essere la soluzione per ritrovare la Pace?

La situazione è in stallo ed è difficile fare previsioni, anche se il trend è positivo per gli Ucraini, grazie all’appoggio dei Paesi occidentali. Certamente gli Ucraini hanno bisogno di portare a casa un altro successo militare e si oppongono a qualsiasi cessate il fuoco senza la restituzione dei territori occupati. Quindi dobbiamo aspettarci operazioni militari di grande intensità per quest’estate. Quando i contendenti decideranno di sedersi al tavolo per negoziare, la Crimea sarà un bel nodo da sciogliere, perché è una questione esistenziale per entrambi i contendenti. Sarà necessario un arbitrato internazionale dove proprio la Cina potrebbe essere garante, se gli USA lo permetteranno. Credo che l’amministrazione della Penisola da parte di un paese terzo per 5 anni, così da preparare un referendum con monitoraggio internazionale, sia una soluzione percorribile.

Cosa possiamo aspettarci dalla prossima conferenza Italia-Ucraina del 26 aprile a Roma dedicata alla ricostruzione del paese?

Si tratta di una iniziativa importante per offrire alle aziende italiane la possibilitá di lavorare alla ricostruzione dell’Ucraina dopo la guerra. Noi Italiani sappiamo cosa puó rappresentare per un paese un processo di ricostruzione ben organizzato e con un uso efficace dei fondi a disposizione. Tutti i grandi paesi europei stanno preparandosi a partecipare a questo grande processo ed è essenziale che il governo italiano stringa accordi con il governo ucraino per definire in quali settori l’Italia puó contribuire con le proprie eccellenze.