Israele respinge l’attacco dell’Iran, Biden invita Tel Aviv a non replicare.

Nella notte sono stati intercettati e abbattuti circa 200 droni e missili lanciati da Teheran. Pochi i danni. Si attendono in mattinata le decisioni del Gabinetto di guerra israeliano. Convocato il G7.

Nuvole nere si addensano sul Medio Oriente e minacciano un definitivo disastro che potrebbe coinvolgere non solo l’intera regione. Quello che si è sempre ritenuto improbabile, durante questi maledetti sei mesi seguiti alla mattanza del 7 ottobre, ovvero un attacco iraniano diretto contro Israele, si è materializzato questa notte.

La svolta è stata impressa dallo sconsiderato bombardamento deciso dal governo israeliano ad un edificio dell’ambasciata iraniana a Damasco con l’obiettivo, raggiunto, di eliminare un importante esponente delle Guardie Rivoluzionarie, Mohammed Reza Zahedi. Un’ambasciata è territorio nazionale: dunque si è trattato di un attacco diretto alla Repubblica Islamica dell’Iran. Che inevitabilmente ha annunciato la vendetta, portandola a compimento in maniera fin troppo prevedibile.

La difesa israeliana, sostenuta da USA e Gb, ha dimostrato grande efficenza. Circa 200 droni e missili sono stati intercettati e abbattuti al 99% vanificando nella sostanza l’azione di rappresaglia di Teheran. “Un numero molto piccolo di missili – secondo le dichiarazioni del portavoce delle Forze armate israeliane, il controammiraglio Daniel Hagari – ha colpito il territorio israeliano, con danni minori a una base militare nel sud di Israele”.

Ora, la guerra di Israele a Gaza – quasi sei mesi di attacchi incessanti che hanno provocato oltre 33.000 morti per lo più civili e la distruzione di tutto il territorio e delle sue infrastrutture – è ormai giudicata eccessiva e sproporzionata anche da quanti, nella comunità internazionale, di Israele sono sempre stati amici e valutano con la massima severità l’orrendo pogrom orchestrato e attuato da Hamas. Ciò premesso occorre pure riconoscere che l’Iran degli ayatollah vuole la distruzione fisica di Israele e da anni sta utilizzando (finanziandoli e armandoli) i movimenti terroristici operanti nella regione allo scopo di indebolire Gerusalemme e di provocarla.

Hamas, che è un gruppo sunnita e non sciita (al contrario di Hezbollah e Houthi, effettivi ascari di Teheran) ha comunque lo stesso obiettivo di eliminazione dello stato di Israele e dunque i suoi attacchi periodici contro quest’ultimo, sino a quello del 7 ottobre, pianificato e attuato con brutalità assoluta, rientrano nella medesima logica iraniana ed infatti dal regime oscurantista di Teheran sono sempre stati difesi e sostenuti.

Non solo. Gli ayatollah perseguono un ulteriore obiettivo, di natura religiosa e politica al tempo stesso: allargare quanto più possibile nella regione la propria influenza culturale e ampliare l’area di adesione allo sciismo, competendo così con il fronte sunnita guidato dall’Arabia Saudita. E siccome gli “Accordi di Abramo” (che nel 2020 sancirono la pace e il riconoscimento reciproco fra Israele, Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Marocco) ai quali pareva orientata, pur con tutte le cautele del caso, anche l’Arabia Saudita, minacciavano sia questo obiettivo sia quello primario (ovvero la già ricordata distruzione di Israele) l’azione terroristica di Hamas se non proprio pianificata a Teheran (e comunque sul punto non si hanno certezze, né in un senso né nell’altro) è risultata perfetta ai fini desiderati: l’impossibilità per tempi lunghissimi e forse per sempre di uno sviluppo di quegli Accordi data la prevedibile e voluta reazione israeliana (che naturalmente c’è stata ed è anche andata oltre il tollerabile). A pagare sono stati i poveri palestinesi e non certo gli iraniani.

Ora, l’invito di Biden a mantenere la risposta israeliana sul terreno diplomatico e la pronta convocazione del G7 sono gli elementi di speranza per evitare una ulteriore escalation militare. Il Gabinetto di guerra si terrà in mattinata, difficilmente Israele accoglierà l’invito a mantenere i nervi saldi. La guerra è destinata a inasprirsi.