Il Presidente della Repubblica, concludendo il meeting di Rimini dì Comunione e Liberazione, ha inviato sostanzialmente un messaggio alla maggioranza di governo, in cui le riserve per le progettate riforme costituzionali non sono nascoste. La elezione diretta del “capo del governo”, un Parlamento afono diroccato, regioni trasformate in staterelli (il disegno bossiano della secessione) il ruolo del Presidente della Repubblica ridimensionato nelle prerogative di garante e un sistema elettorale, che ha annullato il rapporto tra elettorato ed eletti, non sono solo aspetti di una riforma della Costituzione, ma un suo sovvertimento attraverso una nuova Forma di Stato e di governo.
La vicenda del generale Vannacci su cui la Presidente del Consiglio non si è espressa, ma ha lasciato che i suoi fedelissimi bacchettassero il Ministro della Difesa Crosetto per aver consentito la rimozione del generale da direttore dell’Istituto Geografico di Firenze, è un sintomo grave di un’area di governo rabberciata. Uno scenario disarmonico, dunque, dalle prospettive non chiare su cui il Capo dello Stato ha approfittato dell’Assise del meeting per paventare ulteriori involuzioni democratiche.
Il Presidente Mattarella per sua indiscussa onestà morale ritengo abbia consapevolezza che il sistema democratico, andato in crisi sin dalla metà degli anni ‘90 con il golpe di alcuni procuratori e di realtà della sinistra che prosciugò la politica e liquidò i partiti, oggi è in una fase terminale, dove avventurismo, incultura e supponenza sono la cifra degli errori del passato. Infatti la riforma elettorale che introdusse la nomina dei parlamentari ha sottratto al corpo elettorale la scelta dei propri rappresentanti. La democrazia partecipata è stata sostituita da quella dei laeder, degli “eroi”, delle signorie: solo monologhi, assemblee festose senza confronti e senza idee. Non c’è la fitta rete dei partiti, dell’associazionismo. Invocare la responsabilità in un sistema che ha esaltato e realizzato la deresponsabilità è un auspicio, solo un auspicio.
Uno Stato arlecchino con un pulviscolo di poteri che operano senza controlli. Autorità indipendenti da tutto che incidono sulle regole e sulle risorse sono aree di extraterritorialità dove il diritto è sospeso: copertura per i governi che operano senza subire i controlli del Parlamento: un regime. Il Capo dello Stato fa bene a preoccuparsi oggi più che mai. I contraccolpi nel passato erano mitigati da Forza Italia, partito formato da esponenti provenienti dai partiti democratici; oggi con il prevalere di una polarizzazione degli estremismi, con un Parlamento umiliato anche con la complicità della sinistra, responsabile anche della brutta riforma costituzionale del 2001 fatta in accordo con la Lega, senza sindacati, senza associazioni di categorie ormai funzionali al sistema di governo di qualunque colore, ci proietta in un futuro nebuloso. E l’andamento dell’economia? E il Pnrr? Un mistero!!
Il ministro della Economia Giorgetti farfuglia nel suo intervento registrato per Rimini posizioni divergenti dal resto del governo, ma poi resta dov’è: ricorda personaggi del passato di manzoniana memoria senza il dono del coraggio e della responsabilità. La Presidente del Consiglio,Giorgia Meloni, è attiva e si muove a passo bersaglieresco. Qualcuno dovrebbe dirle che bisogna fermarsi a volte per pensare e operare. Si può essere decisionisti dopo un confronto o per imposizioni in cui trovano spazio gli organigrammi. Noi veniamo da altre culture, da altre storie,ecco perché le improvvisazioni non ci hanno mai esaltato. Mattarella ha fatto la sua parte con serietà. Le scorciatoie non aiutano.
Negli anni ‘90 si vagheggiava una democrazia compiuta con il bipolarismo e l’alternanza e ci troviamo oggi con i poli estremi. Sono santuari di formalismi e di supponenze mentre le decisioni sono declinate dai poteri che occupano glI spazi lasciati liberi dalla politica che non c’è! Poteri non investiti da nessun voto popolare ma dalla cerchia ristretta delle oligarchie!
[Tratto dal profilo Fb dell’autore]