La Corea del Nord gioca con la Russia. Putin che fa?

Oltre al programma nucleare (pare esserci alle viste, il prossimo anno, un nuovo test, sarebbe il settimo), Kim ha in mente lo sviluppo di un ambizioso piano spaziale ricco di missili-spia

La guerra a Gaza sta ridando spazio e agibilità a Putin. La sua partecipazione al G20 on line di qualche giorno fa ne è lampante dimostrazione. La guerra in Ucraina ha invece offerto a Kim Jong-un, il feroce dittatore nordcoreano, l’opportunità per tornare a far parlare di sé e, implicitamente, minacciare il mondo, in primis i propri vicini giapponesi e i cugini del sud, che infatti hanno aumentato il livello di allerta riportandolo a quello precedente le caute – e probabilmente fasulle – aperture del regime di Pyongyang del biennio 2018/19. Anni nei quali vi fu il doppio incontro con Donald Trump e con l’allora presidente sudcoreano Moon Jae-in. Poco più di photo opportunity, alla resa dei conti, ma considerando il personaggio eventi ritenuti in ogni caso importanti, senza però dover scomodare l’aggettivo “storico”, troppo spesso abusato dai media.

Nel 2020, però, la pandemia da Covid-19 ha rinchiuso nuovamente il regime in sé stesso. La decisione al tempo assunta fu di isolare completamente il paese da ogni possibile contatto con l’esterno. L’effetto però non fu quello desiderato perché – per quanto è trapelato – il virus ha colpito pesante una popolazione di suo già allo stremo a causa di un’alimentazione largamente insufficiente sia sotto l’aspetto quantitativo che sotto quello qualitativo.

La crisi sanitaria ha fortemente preoccupato il regime per le sue possibili conseguenze sociali. Esiste un punto limite oltre il quale la disperazione può spingere un popolo alla rivoluzione anche se senza speranza di uscirne vivo. Kim ha deciso pertanto di rilanciare e rinforzare quella che considera la sua polizza assicurativa, ovvero – oltre al ferreo stato di polizia interno – la potenza militare e l’obiettivo della deterrenza nucleare. Una polizza che consuma quasi tutte le risorse dello stato. 

Oltre al programma nucleare (pare esserci alle viste, il prossimo anno, un nuovo test, sarebbe il settimo), Kim ha in mente lo sviluppo di un ambizioso piano spaziale ricco di missili-spia utili per controllare le mosse dei suoi avversari a cominciare naturalmente dagli americani; egli però necessita di un’assistenza tecnologica di elevato livello che non possiede o che possiede – non si sa bene – solo in parte. Posto che la Cina è un (troppo) ingombrante vicino, in parte alleato ma non certamente amico vero, l’isolamento cui è stato sottoposto Putin dopo la tentata invasione dell’Ucraina ha costituito una fortunata occasione per entrambi, utile per costituire un’alleanza fra nazioni iper-sanzionate dall’Occidente che ha prodotto i suoi frutti da subito: con il voto contrario russo al Consiglio di Sicurezza dell’ONU che voleva imporre un ulteriore inasprimento delle sanzioni a Pyongyang prima e poi per un accordo tutto su base militare siglato presso il cosmodromo di Vostochny in Siberia, dove Kim si è recato sul suo treno blindato (il suo primo viaggio da molto tempo). 

Munizioni, molte munizioni per Mosca; assistenza tecnologica per Pyongyang a supporto e sviluppo delle iniziative già intraprese nel 2022 (lancio di missili da crociera a lungo raggio e di missili balistici a raggio intercontinentale, test su armi ipersoniche) oltre che per i citati missili-spia. 

Sarà interessante osservare la reazione sotto traccia della Cina, non necessariamente così interessata a quella sorta di alleanza antiamericana che Kim comincia a sognare fra il suo regime, quello russo, quello cinese e finanche, forse, quello iraniano. Un “impero” dittatoriale puntato contro Washington.