La cultura delle alleanze, come ben si sa nel nostro paese, è strutturalmente riconducibile alla tradizione, alla cultura e al pensiero del cattolicesimo politico, seppur declinata nelle diverse fasi storiche in modo diverso. Non a caso, Mino Martinazzoli diceva efficacemente che “in Italia la politica è sinonimo di politica delle alleanze”. Nulla a che vedere, quindi, con la “vocazione maggioritaria”, con la dittatura di un solo partito e, sopratutto, con alleanze che vengono fatte e pianificate attraverso la sub cultura del pallottoliere.
Ora, è di tutta evidenza che ci troviamo di fronte ad una situazione politica dove uno dei postulati essenziali della cultura cattolico popolare e della stessa cultura democratica è stato sacrificato sull’altare delle mera convenienza momentanea, delle pregiudiziali ideologiche ed esclusivamente dettato dall’odio implacabile nei confronti dei nemico politico. E, del resto, è appena sufficiente registrare, anche solo come osservatori, allo spettacolo che viene offerto quotidianamente dai tre leader della sinistra – quella radicale della Schlein, quella estremista del trio Fratoianni/Bonelli/Salis e quella populista dei 5 stelle – per rendersi conto che l’allargamento di quella coalizione non è dettato da criteri politici o di contenuto ma ispirato dal criterio impolitico e qualunquista della pura sommatoria numerica. Insomma, l’esatto contrario di quello che viene sbandierato ad ogni ora e rimproverato strenuamente al centro destra. E cioè, la necessità di possedere una solida cultura di governo. Senza la quale, qualsiasi ipotesi di governare una città, una regione o una nazione è semplicemente impossibile e compromessa. E gli screzi, gli insulti, le accuse reciproche e gli attacchi politici tra il capo del partito personale di Renzi, Italia Viva, e il leader del partito populista Conte sono persin troppo eloquenti per approfondirli ulteriormente. Certo, l’ultima piroetta politica di Renzi appartiene più al campo del trasformismo che non a quello della coerenza e della prospettiva polica. Del resto, quando si rinnega tutto ciò che si è detto, scritto e ripetuto per anni per intraprendere, poi, una strada politica del tutto opposta se non addirittura alternativa qualunque commento è puramente superfluo.
Ecco perché, se si vuol recuperare con coerenza e lungimiranza uno dei cardini centrali della politica e della stessa prassi democratica del nostro paese, la credibilità della cultura delle alleanze è un aspetto prioritario e costitutivo. E la risposta a questa domanda non è nè la logica del pallottoliere, né la coltivazione della vocazione maggioritaria e né, tantomeno, la sub cultura dell’annientamento e della distruzione del nemico politico individuato come l’epicentro di tutto il male possibile. Questa, come ovvio, non risponde ad una concezione democratica e costituzionale ma è il frutto e la conseguenza di una prassi tribale dove non si contempla la stessa democrazia dell’alternanza per la semplice ragione che l’avversario è un nemico da abbattere che non viene riconosciuto sotto il profilo politico e neanche programmatico e men che meno etico/morale.