Ero un ragazzino quando apprendevo, tramite la stampa, vocaboli ed espressioni quali “frammentazione sociale”, “segmentazione”, “società dell’individualizzazione”, “crisi delle tradizionali agenzie educative”.
La perdita dei punti di riferimento condivisi
Negli anni ne ho compreso meglio il senso: viviamo in una società assai variegata, dai mille volti e dalle mille articolazioni. I consueti punti di riferimento, che avevano caratterizzato l’Italia del dopoguerra, hanno perso la loro centralità e sono stati affiancati o sostituiti da altri: così è per la parrocchia e per la sezione di partito, come, del resto, per la stessa tv intesa come “focolare” e per tantissimi altri luoghi e momenti del vivere associato.
Il paradigma della modernità secondo Charles Taylor
Ora, tuttavia, soprattutto grazie allo studio dell’opera che il filosofo Charles Taylor ha dedicato alle radici dell’identità moderna, sto forse mettendo meglio a fuoco il fenomeno, provando a leggerlo e interpretarlo nella sua essenza. La prima modernità, lungo il solco del messaggio evangelico e, in particolare, della Riforma protestante, ha posto al centro di un’esistenza degna di esser vissuta due aree fondamentali: il lavoro (la celeberrima etica calvinista del lavoro, l’affinità, anche linguistica, in tedesco, fra “professione” e “vocazione”) e la famiglia basata sugli affetti. Non più, dunque, l’ideale eroico-aristocratico-cavalleresco antico e medioevale e neppure il “sacro” (il monastero o il convento, ad esempio) come luogo privilegiato della vocazione. Insomma, la centralità e la valenza vocazionale della “vita comune”, familiare e lavorativa, appunto. Un cambio di paradigma gradualmente fatto proprio, pur se diversamente declinato, anche dal mondo cattolico.
Una nuova geografia dell’identità individuale
Ecco, oggi, e da decenni, tale centralità sta venendo meno. Ci sono ancora tante persone, naturalmente, anche molti giovani, che si identificano con il proprio lavoro o con la propria famiglia. Però, anche come conseguenza delle dinamiche innescate proprio dal paradigma moderno della “vita comune”, vi è una varietà di interessi e di inclinazioni, numerosa quasi quanto il numero degli individui (almeno in questa parte del globo).
Uno studio più profondo è necessario
La vita familiare e la vita lavorativa condensano sempre meno, per dir così, gli aspetti dell’esistenza individuale e sociale che le persone tendono a considerare decisivi e importanti.
Si tratta di un fenomeno che andrebbe innanzitutto meglio studiato e compreso e dinanzi al quale porsi con un’attitudine, insieme, critica e aperta.

