Era in corso la cerimonia in memoria del commissario Calabresi ucciso un anno prima, alla presenza del ministro dell’Interno Mariano Rumor, vero obiettivo dell’attentato. Per i neofasciti era considerato “responsabile” per non aver dichiarato lo stato d’assedio dopo la bomba di piazza Fontana.
Rumor a quel tempo era presidente del Consiglio. Il piano sovversivo era in linea con quella che poi sarà identificata dai processi e dagli storici come la “strategia della tensione” che mirava a “destabilizzare il paese per stabilizzare l’ordine politico”, con l’intento di spostare a destra l’opinione pubblica per costituire le basi di una possibile svolta autoritaria e comprimere l’ordine democratico costituzionale.
Divenuto Presidente del Consiglio, Rumor sarà inflessibile contro l’ondata nera stragista. Ordine Nuovo, il gruppo neo-fascista al centro del movimento eversivo, nel novembre del 1973 sarà messo fuori legge. Erano passati sei mesi dall’attentato di Milano.
La bomba provocò 4 morti e oltre 50 feriti. Di quelle “vite strappate” oggi ne traccia un ricordo sul “Corriere della Sera” Mario Calabresi. Della vicenda si é occupata di recente Stefania Limiti con il libro “L’estate del golpe” (Chiarelettere, 2023). Un bel romanzo di Valerio Aiolli “Nero Ananas” (Voland, 2019), racconta queste storie, racchiuse nei tormentati 4 anni che partono proprio da piazza Fontana per finire con l’attentato alla Questura a Milano.
Qui riportiamo in allegato, per gentile concessione dell’editore Tassotti, uno stralcio della biografia (2005) di Mariano Rumor curata da Orazio Carrubba e Piero Piccoli.