A Parigi si incontra l’Europa per trovare una collocazione internazionale, un po’ come “Totò cerca casa” alla ricerca di una definitiva sistemazione nella speranza di uscire da una condizione di costante precariato. Di riflesso, anche il quadro de La Gioconda sembra prossimamente patire, forse in meglio, la stessa sorte. Sembra infatti che nell’ala del Louvre dove adesso è esposta non se la passi più un granché bene.
Troppa gente costretta a fare la fila per ammirarla, troppa anche la responsabilità nel compiacere tutti quelli che ne hanno sopportato l’attesa. Quando le si arriva a tiro se ne resta spesso delusi. È la legge di quando, morto il mito, una figura assuma addirittura il carattere di leggenda e la realtà non sia più sufficiente a sorreggerla. Nel progetto di ristrutturazione e ampliamento del Museo il capolavoro di Leonardo avrà un ingresso e un biglietto separati perché tutti possano in miglior modo contemplarla.
Il rischio è che poi vengano trascurate le altre opere e che oggi il traino di Monna Lisa diventi in futuro, invece, una zavorra per tutto il resto, lasciato nel deserto delle attenzioni. Ne soffrirà ad esempio L’uomo dal guanto di Tiziano o La venere di Milo e le mille altre opere che fanno del Louvre una struttura visitata da 6 milioni di visitatori ogni anno. Ci vorrebbe la capacità di tenere un tutt’uno, senza privilegiare questo o quello. E ciò che manca all’Europa ed alle sue piccole furbizie e modeste convenienze di chi ne fa parte.
Il nome di donna attribuito al genio pittorico del Da Vinci porta con sé evidentemente, oltra la gioia, anche un destino di peregrinazione. Santa Gioconda fu una giovane martire romana e le sue reliquie vennero portate dalla catacomba di Ciriaca, al Verano, fino alla località di Rimella. Una volta a Novara, i resti furono sistemati nella stessa urna che in precedenza aveva accolto il corpo di Agabio vescovo della città. Secondo la storia, siamo davanti a peregrinazioni per trovare alloggio, sfratti dell’uno e ingresso dell’altro.
Ormai definitivamente, il volto di Monna Lisa, Madonna Lisa per intenderci, è da ricondursi a Lisa di Antonmaria di Gherardini. Gli esperti dicono che il lavoro che ha reso ancor più celebre Leonardo sia da ritenersi ritenuto incompiuto. Comunque sarebbe, nel tempo, passato per varie mani tra cui quelle del re Francesco I fino a Napoleone Bonaparte. Forse, proprio come l’Europa di oggi, è incompiuto anche il destino del quadro che attende di essere dimorato con stabilità per i prossimi anni in attesa che sia svelato il sorriso enigmatico che lo compone.
Monna Lisa ti fissa seguendo con lo sguardo lì dove lo spettatore si muove, ti impone una relazione rifiutando di essere solo oggetto di statica ammirazione. È lei che chiede tu chi sia, in attesa di una risposta che stenta ad arrivare. I leader della politica europea farebbero bene ad impegnarsi per non farsi trovare impreparati alla questione. È bene che sappiano che non è un Jolly buono per tutte le stagioni e che non è disposta con la sua sola bellezza a mettere le pezze a ciò che non regge più la prova dei tempi.
Non è un Joker che si destreggia anche con cattiveria a causa di antiche frustrazioni, non conosce il male. Piuttosto, ti scruta per sapere del tuo passato e del tuo futuro per costringerti ad avere finalmente una faccia. Joe condor era un fumetto di un vecchio Carosello dalle sembianze di un uccello malvagio che minacciava sempre con le sue picchiate in volo il villaggio dei buoni. “E che c’ho scritto Jo condor?” era la frase che precedeva un attacco per scompigliare la gioia di quella comunità poi ripristinata dal Gigante Buono. Qua non ci sono purtroppo Giganti che possano con un semplice gesto riparare ai disastri in corso.
Certo, la Gioconda è dalla parte buona del campo, non mina la serenità di nessuno e si limita ad interrogarti circa le tue intenzioni per le ore a venire. Non arretra di un passo e non si lascia influenzare dalle tue esitazioni. Anche le opere d’arte meriterebbero del riposo, di essere sottratte a visitatori che hanno solo da prendere e nulla da conferire, privi del senso di uno scambio per così dire alla pari. Monna Lisa avrebbe bisogno di stare un po’ in disparte, lontano da tante inutili parole e dichiarazioni che hanno la forza di un soffio stentato.
Vorrebbe un pubblico che abbia una identità da spendere ed una omogeneità da vantare. Si attenderebbe dai campioni della politica europea qualcosa che sappia reggere il suo confronto intanto di perfezione e di stupore. È incompiuta e lo resterà fino a quando da oggi in poi, da Parigi a chissà dove, non si troverà la maniera di saper dare la pennellata decisiva per il ritratto di un continente almeno riconoscibile. Non si illudano i suoi Paesi. Solo Monna Lisa può essere comunque sublime malgrado par le manchi un ultimo tocco. L’Europa attualmente non è nel mito e neanche nella leggenda ed anche la sua storia è nel pericolo di essere cancellata. Ad oggi, tutto il resto è noia.